Che difficoltà ha affrontato per arrivare ai vertici della Sab?
Sotto il profilo della nomina nessuno il mio nome aveva messo d’accordo tutti i soci. Lo scalo stava attraversando una fase difficile e c’era la volontà di imprimere dei cambiamenti. Le difficoltà sono arrivate subito dopo. Dall’esterno ho ricevuto attacchi diretti e indiretti. Sono stata accusata di essere una persona manovrabile e anche additata come una carrierista, nonostante avessi scelto di dimettermi da altri consigli di amministrazione, mantenendo solo la carica di direttrice di Promobologna, l’agenzia di marketing territoriale del capoluogo emiliano, e deciso contemporaneamente di concentrare il mio impegno sull’aeroporto.
E come mai è successo?
Il mondo dell’economia è ancora molto maschile. E in generale si dà per scontato che se una donna ricopre ruoli di vertice non è per suoi meriti ma perchè ha le parentele giuste. Alle donne, poi, viene sempre chiesto di dimostrare quanto valgono. Oggi si è aperto il dibattito sul fatto che nei Consigli di amministrazione ci sono solo uomini: è vero. E all’esterno mi relaziono con un mondo in cui la donna non viene ancora considerata alla pari nell’approccio con il lavoro. E’ un problema culturale. L’altra faccia della medaglia è che che le donne spesso fanno fatica ad essere solidali tra di loro. Ma se fossi stata un uomo, ne sono certa, non sarebbe accaduto.
Adesso però sono arrivati i risultati…
Sì, la fase difficile è stata superata, il bilancio è positivo. E certe accuse non me le rivolge più nessuno.
Come affronta i problemi ogni giorno?
Mai da sola. Chi presiede aziende complesse deve cercare di creare subito una squadra, ponendosi degli obiettivi. Nella quotidianità lavoro in stretto raccordo con il mio staff, fa parte della mia formazione. Ma la fatica più grande deriva dalla necessità di dover far convivere una condizione che ti costringe a correre contro il tempo con un contesto esterno di riferimento che è spesso autoreferenziale e con processi di decisione molto lenti.
Lei è anche moglie e madre. Come concilia gli impegni professionali con la famiglia?
Il mio lavoro mi piace molto e per conciliarlo con la vita privata ho deciso di sacrificare tutti gli hobby e gli interessi, dandomi delle priorità. Devo dire che non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di mio marito. Ma oggi per me esistono solo il mio lavoro e la mia famiglia.
Che consiglio darebbe a una donna che vuole affermarsi professionalmente?
Di non mollare mai, sapendo che il merito è sempre quello che conta maggiormente. Ci vuole anche un pizzico di fortuna. Ma la determinazione e la convinzione le devono dare tutta la forza necessaria a superare anche i momenti di insoddisfazione che derivano dal mancato riconoscimento delle capacità. E se crede davvero in ciò che fa non deve farsi travolgere da troppi compromessi.
Natascia Ronchetti
Sotto il profilo della nomina nessuno il mio nome aveva messo d’accordo tutti i soci. Lo scalo stava attraversando una fase difficile e c’era la volontà di imprimere dei cambiamenti. Le difficoltà sono arrivate subito dopo. Dall’esterno ho ricevuto attacchi diretti e indiretti. Sono stata accusata di essere una persona manovrabile e anche additata come una carrierista, nonostante avessi scelto di dimettermi da altri consigli di amministrazione, mantenendo solo la carica di direttrice di Promobologna, l’agenzia di marketing territoriale del capoluogo emiliano, e deciso contemporaneamente di concentrare il mio impegno sull’aeroporto.
E come mai è successo?
Il mondo dell’economia è ancora molto maschile. E in generale si dà per scontato che se una donna ricopre ruoli di vertice non è per suoi meriti ma perchè ha le parentele giuste. Alle donne, poi, viene sempre chiesto di dimostrare quanto valgono. Oggi si è aperto il dibattito sul fatto che nei Consigli di amministrazione ci sono solo uomini: è vero. E all’esterno mi relaziono con un mondo in cui la donna non viene ancora considerata alla pari nell’approccio con il lavoro. E’ un problema culturale. L’altra faccia della medaglia è che che le donne spesso fanno fatica ad essere solidali tra di loro. Ma se fossi stata un uomo, ne sono certa, non sarebbe accaduto.
Adesso però sono arrivati i risultati…
Sì, la fase difficile è stata superata, il bilancio è positivo. E certe accuse non me le rivolge più nessuno.
Come affronta i problemi ogni giorno?
Mai da sola. Chi presiede aziende complesse deve cercare di creare subito una squadra, ponendosi degli obiettivi. Nella quotidianità lavoro in stretto raccordo con il mio staff, fa parte della mia formazione. Ma la fatica più grande deriva dalla necessità di dover far convivere una condizione che ti costringe a correre contro il tempo con un contesto esterno di riferimento che è spesso autoreferenziale e con processi di decisione molto lenti.
Lei è anche moglie e madre. Come concilia gli impegni professionali con la famiglia?
Il mio lavoro mi piace molto e per conciliarlo con la vita privata ho deciso di sacrificare tutti gli hobby e gli interessi, dandomi delle priorità. Devo dire che non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di mio marito. Ma oggi per me esistono solo il mio lavoro e la mia famiglia.
Che consiglio darebbe a una donna che vuole affermarsi professionalmente?
Di non mollare mai, sapendo che il merito è sempre quello che conta maggiormente. Ci vuole anche un pizzico di fortuna. Ma la determinazione e la convinzione le devono dare tutta la forza necessaria a superare anche i momenti di insoddisfazione che derivano dal mancato riconoscimento delle capacità. E se crede davvero in ciò che fa non deve farsi travolgere da troppi compromessi.
Natascia Ronchetti