Bologna 16 marzo 2010 – Chi lavora con lei dice che è una che non molla mai. Che è scrupolosa, precisa. Una con la scorza dura, che non perde mai la calma nemmeno nelle situazioni più difficili ma che dietro una facciata di severità nasconde una buona dose di ironia. Doti che l’hanno aiutata a scalare i vertici. Giuseppina Gualtieri, 52 anni, economista industriale, è infatti l’unica donna in Europa presidente di uno scalo aeroportuale, quello di Bologna. E’ stata chiamata a presiedere il Consiglio di amministrazione della Sab, la società che lo gestisce, nel 2007. E in poco più di due anni non ha fatto altro che mietere record. Basti dire che sotto la sua guida, nel 2009, lo scalo ha visto crescere i passeggeri del 13,3%, mentre tutti gli altri aeroporti italiani registravano un calo medio del 2,3%. Una carriera in crescendo la sua (già direttore generale del centro di studi economici Nomisma, è stata anche presidente e direttore di Ervet, l’agenzia di marketing territoriale dell’Emilia Romagna), non priva anche di amarezze. “A una donna – dice – viene sempre chiesto, molto più di quanto non si fa con un uomo, di essere all’altezza del compito che le è stato affidato”.
Che difficoltà ha affrontato per arrivare ai vertici della Sab?
Sotto il profilo della nomina nessuno il mio nome aveva messo d’accordo tutti i soci. Lo scalo stava attraversando una fase difficile e c’era la volontà di imprimere dei cambiamenti. Le difficoltà sono arrivate subito dopo. Dall’esterno ho ricevuto attacchi diretti e indiretti. Sono stata accusata di essere una persona manovrabile e anche additata come una carrierista, nonostante avessi scelto di dimettermi da altri consigli di amministrazione, mantenendo solo la carica di direttrice di Promobologna, l’agenzia di marketing territoriale del capoluogo emiliano, e deciso contemporaneamente di concentrare il mio impegno sull’aeroporto.
E come mai è successo?
Il mondo dell’economia è ancora molto maschile. E in generale si dà per scontato che se una donna ricopre ruoli di vertice non è per suoi meriti ma perchè ha le parentele giuste. Alle donne, poi, viene sempre chiesto di dimostrare quanto valgono. Oggi si è aperto il dibattito sul fatto che nei Consigli di amministrazione ci sono solo uomini: è vero. E all’esterno mi relaziono con un mondo in cui la donna non viene ancora considerata alla pari nell’approccio con il lavoro. E’ un problema culturale. L’altra faccia della medaglia è che che le donne spesso fanno fatica ad essere solidali tra di loro. Ma se fossi stata un uomo, ne sono certa, non sarebbe accaduto.
Adesso però sono arrivati i risultati…
Sì, la fase difficile è stata superata, il bilancio è positivo. E certe accuse non me le rivolge più nessuno.
Come affronta i problemi ogni giorno?
Mai da sola. Chi presiede aziende complesse deve cercare di creare subito una squadra, ponendosi degli obiettivi. Nella quotidianità lavoro in stretto raccordo con il mio staff, fa parte della mia formazione. Ma la fatica più grande deriva dalla necessità di dover far convivere una condizione che ti costringe a correre contro il tempo con un contesto esterno di riferimento che è spesso autoreferenziale e con processi di decisione molto lenti.
Lei è anche moglie e madre. Come concilia gli impegni professionali con la famiglia?
Il mio lavoro mi piace molto e per conciliarlo con la vita privata ho deciso di sacrificare tutti gli hobby e gli interessi, dandomi delle priorità. Devo dire che non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di mio marito. Ma oggi per me esistono solo il mio lavoro e la mia famiglia.
Che consiglio darebbe a una donna che vuole affermarsi professionalmente?
Di non mollare mai, sapendo che il merito è sempre quello che conta maggiormente. Ci vuole anche un pizzico di fortuna. Ma la determinazione e la convinzione le devono dare tutta la forza necessaria a superare anche i momenti di insoddisfazione che derivano dal mancato riconoscimento delle capacità. E se crede davvero in ciò che fa non deve farsi travolgere da troppi compromessi.
Natascia Ronchetti
Sotto il profilo della nomina nessuno il mio nome aveva messo d’accordo tutti i soci. Lo scalo stava attraversando una fase difficile e c’era la volontà di imprimere dei cambiamenti. Le difficoltà sono arrivate subito dopo. Dall’esterno ho ricevuto attacchi diretti e indiretti. Sono stata accusata di essere una persona manovrabile e anche additata come una carrierista, nonostante avessi scelto di dimettermi da altri consigli di amministrazione, mantenendo solo la carica di direttrice di Promobologna, l’agenzia di marketing territoriale del capoluogo emiliano, e deciso contemporaneamente di concentrare il mio impegno sull’aeroporto.
E come mai è successo?
Il mondo dell’economia è ancora molto maschile. E in generale si dà per scontato che se una donna ricopre ruoli di vertice non è per suoi meriti ma perchè ha le parentele giuste. Alle donne, poi, viene sempre chiesto di dimostrare quanto valgono. Oggi si è aperto il dibattito sul fatto che nei Consigli di amministrazione ci sono solo uomini: è vero. E all’esterno mi relaziono con un mondo in cui la donna non viene ancora considerata alla pari nell’approccio con il lavoro. E’ un problema culturale. L’altra faccia della medaglia è che che le donne spesso fanno fatica ad essere solidali tra di loro. Ma se fossi stata un uomo, ne sono certa, non sarebbe accaduto.
Adesso però sono arrivati i risultati…
Sì, la fase difficile è stata superata, il bilancio è positivo. E certe accuse non me le rivolge più nessuno.
Come affronta i problemi ogni giorno?
Mai da sola. Chi presiede aziende complesse deve cercare di creare subito una squadra, ponendosi degli obiettivi. Nella quotidianità lavoro in stretto raccordo con il mio staff, fa parte della mia formazione. Ma la fatica più grande deriva dalla necessità di dover far convivere una condizione che ti costringe a correre contro il tempo con un contesto esterno di riferimento che è spesso autoreferenziale e con processi di decisione molto lenti.
Lei è anche moglie e madre. Come concilia gli impegni professionali con la famiglia?
Il mio lavoro mi piace molto e per conciliarlo con la vita privata ho deciso di sacrificare tutti gli hobby e gli interessi, dandomi delle priorità. Devo dire che non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di mio marito. Ma oggi per me esistono solo il mio lavoro e la mia famiglia.
Che consiglio darebbe a una donna che vuole affermarsi professionalmente?
Di non mollare mai, sapendo che il merito è sempre quello che conta maggiormente. Ci vuole anche un pizzico di fortuna. Ma la determinazione e la convinzione le devono dare tutta la forza necessaria a superare anche i momenti di insoddisfazione che derivano dal mancato riconoscimento delle capacità. E se crede davvero in ciò che fa non deve farsi travolgere da troppi compromessi.
Natascia Ronchetti