“L’opera dovrebbe tornare a far parte dell’esperienza quotidiana, come ai tempi di Caruso”Abbiamo intervistato il grande cantante lirico Jonas Kaufmann su musica, teatro, Italia e giovani.
Sapeva che avrebbe fatto della sua passione la sua professione mentre studiava matematica all’Università. Oggi Jonas Kaufmann, è uno dei più grandi tenori al mondo.
Nato nel 1969 a Monaco di Baviera, dove si è formato musicalmente, è naturalizzato cittadino svizzero. Il suo legame con l’Italia inizia sin da bambino, quando veniva con i genitori in vacanza. Si innamora presto della lingua e della cultura del nostro paese.
Considerato un grande interprete di Puccini e di Wagner, racconta in questa intervista per Donne sul web, della sua passione per la musica classica, di cosa si dovrebbe fare per far diventare l’opera più popolare come ai tempi di Caruso.
Non si considera l’erede di Pavarotti, e dice: “sono stato più spesso paragonato a Placido Domingo piuttosto che a Luciano Pavarotti; entrambi sono cantanti di opera che io ammiro tantissimo insieme ad altri”.
La musica classica è stata sempre la sua passione. Quando ha capito che sarebbe stata anche la sua professione?
E’ successo mentre studiavo Matematica all’Università. I miei genitori volevano che studiassi qualcosa che mi garantisse un futuro più solido dal punto di vista economico, cosí come aveva fatto mio padre, che, con il suo lavoro in una compagnia di assicurazioni, ci ha sempre garantito uno stipendio sicuro.
Io volevo costruirmi una famiglia ed ero consapevole che sarebbe stato difficile se avessi scelto la strada del canto, soprattutto perchè la carriera dei tenori è legata anche alle condizioni di salute. Cosí ho deciso di studiare matematica all’università per due semestri ma mi resi subito conto che non ero fatto per stare dietro una scrivania. Ho iniziato a fare diverse audizioni come vocal student e fui subito accettato. C’è voluto un pò di coraggio prima di decidere di abbandonare il sicuro e solido futuro di matematico. Nell’estate del 1989, ho iniziato a seguire i corsi di cantante di opera all’Accademia di Musica di Monaco. Inizia cosí la mia avventura.
E’ considerato il tenore più popolare degli ultimi anni. Si considera, in qualche modo, l’erede di Pavarotti?
Personalmente, non mi considero un erede di nessuno dei grandi tenori del passato e del presente. Di certo, noi cantanti abbiamo ricevuto tutti un’eredita dal passato fatta di grandi performers, soprani, mezzi soprani, contralti, oltre che bassi, baritoni e tenori. Sono stato più spesso paragonato a Placido Domingo piuttosto che a Luciano Pavarotti; entrambi sono cantanti di opera che io ammiro tantissimo insieme a José Carreras, Jussi Björling, Carlo Bergonzi, Nicolai Gedda, Fritz Wunderlich e tanti altri. Di certo, ci sono alcuni cantanti e alcune voci che hanno qualcosa in comune- come diceva anche il tenore Giacomo Lauri-Volpi nel suo libro “Voci parallele” – ma alla fine ogni voce e ogni cantante è unico.
Lei è a famoso per essere un grande interprete di Wagner ma anche di Puccini. Cosa le piace di questi due autori?
La carica emozionale della musica e la combinazione del dramma con il ricco suono sinfonico.
Tedesco, naturalizzato svizzero, considera l’Italia come una sua seconda casa. In che modo si sente legato al nostro paese?
L’Italia è stato sempre il paese preferito dei miei genitori per le nostre vacanze. Ho avuto sempre, sin dalla mia infanzia, un forte legame con la lingua italiana, la cultura e lo stile di vita. E visto che mia sorella, che è più grande di me di sei anni, non voleva giocare con me, ho dovuto imparare l’italiano per trovarmi dei compagni di gioco. Andando in Italia ogni estate, l’obiettivo non era solo di stare sdraiati in spiaggia ma di esplorare anche la cultura italiana. Una sorta di programma culturale.
E’ anche considerato un sex symbol. Quanto conta l’immagine nel mondo dell’opera?
Nell’era dei DVD, della televisone, del cinema, l’aspetto fisico di un cantante è diventato molto importante, a volte un po ‘troppo, a mio avviso. Non condivido quando l’aspetto fisico o il fatto di essere sex symbol sono considerati più importanti delle qualità musicali, vocali e del talento nel saper recitare. Naturalmente, questi aspetti fanno parte dell’insieme quando si crea un personaggio. Ma ci sono dei limiti fisici dettati dalla musica che tu devi cantare.
Non credo che si sia mai visto o si vedrà un quindicenne in Madame Butterfly o un diciassettenne nella parte di Salomè in grado di cantare senza rovinare la propria voce. Il genere di opera richiede più fantasia del cinema. Tornando al fatto che io sia considerato un “sex symbol”, è vero che alcune persone mi riconoscono queste caratteristiche e credo che non faccia assolutamente del male se la gente reputa che tu sia “attraente” o “sexy”. Ma, quello che conta di più, nella nostra professione, è essere valutati per il nostro canto e per le nostre capacità di saper recitare.
Cosa succede nel vostro caso quando la voce non è completamente in forma?
Se si tratta di qualcosa come il mal di schiena o mal di testa, cerco di guarire quanto prima possibile. Ma se si tratta invece di qualcosa che colpisce direttamente il canto (come la sinusite), c’è solo una cosa da fare: tenere la bocca chiusa e annullare la partecipazione. So che ho deluso molti quando ho dovuto farlo e a me dispiace moltissimo per quelli che hanno pagato o che hanno dovuto viaggiare per venire a vedermi. Ma non c’è altro da fare. Non si può forzare contro un’infezione. Del resto, il pubblico preferisce vedere un cantante al top della sua performance piuttosto che uno malaticcio. E soprattutto, non si può correre il rischio di rovinare la propria voce.
Cosa si dovrebbe fare per rendere l’opera più popolare tra i giovani?
Dovremmo cercare di attirare un nuovo pubblico utilizzando i media. Teoricamente, nell’era di internet e delle trasmissioni visibili in tutto il mondo, dovremmo poter essere in grado di far diventare l’opera parte dell’esperienza quotidiana – come era stato ai tempi di Caruso. D’altra parte , c’è molta piu’ concorrenza oggi quando si parla di intrattenimento: competiamo con una vasta offerta di intrattenimento che non esisteva 100 anni fa. Ma noi abbiamo, l’opera ha un grande vantaggio: quel collegamento unico tra musica e teatro che può – se tutto riesce come dovrebbe – essere così magico e affascinante che un singolo spettacolo può cambiare la propria vita.
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Liliana Rosano vive e lavora negli Usa per Donne sul Web scrive di politica americana con interviste mirate a personalità della politica e economia.