Il rublo, nonostante le misure radicali prese dalla Banca Centrale Russa, ha un valore dimezzato rispetto a soli 6 mesi fa. Per noi quali conseguenze ci sono?
Il rublo sta vivendo giorni di pesantissima crisi con un deprezzamento che non accenna a fermarsi nonostante le mosse radicali prese dalla Banca Centrale Russa. La moneta russa sta facendo una corsa verso il ribasso che non vede fine: sette mesi fa si comprava un dollaro con 35 rubli, il mese scorso ce ne volevano 45, alla chiusura di ieri ce ne vogliono 63.
Chi è bravo a fare percentuali può capire l’entità del disastro. In sostanza nel giro di metà anno il valore del rublo si è sostanzialmente dimezzato.
Misure shock della Banca Centrale
Per cercare di arginare il crollo del rublo la Banca Centrale Russa ha alzato i tassi di interesse dal 10,5% al 17%. Un rialzo enorme sia per il valore assoluto raggiunto (in Europa ad esempio siamo al minimo storico per i tassi, 0,25%) che come forchetta di crescita.
Pare che la stessa banca centrale sia intervenuta direttamente con le sue riserve per ora però con scarso successo.
Il deprezzamento del rublo porta con sé anche una forte fuga di capitali dalla Russia (stimati in 120 miliardi di dollari nel solo 2014) che si muovono dove il valore della moneta resta stabile e tutela il patrimonio stesso.
Perché il rublo crolla?
Essenzialmente ci sono motivazioni energetiche dietro il crollo della moneta russa. Una parte rilevante dell’economia di questo Paese si regge sull’esportazione di petrolio e gas. Il prezzo del petrolio si è dimezzato in quest’anno, passando da 110 dollari al barile agli attuali 60 (non ve n’eravate probabilmente accorti perché il prezzo alla pompa è sceso sì un pochetto, ma non si è certo dimezzato, ma qui subentra anche l’altissima incidenza della quota di tassazione sui carburanti).
Complice l’aumento di produzione in paesi come Usa, Canada, Libia il greggio ora costa molto meno e la Russa ne soffre.
Quali conseguenze per noi?
Se potenzialmente avere un rublo debole e un Euro forte ci permette di importare energia a prezzi più bassi, però vengono all’opposto penalizzate le nostre esportazioni, già per altro ulteriormente penalizzate dalle sanzioni che l’Occidente sta applicando alla Russia dopo quanto accaduto in Ucraina.
Nel 2013 l’Italia esportava in Russia 10,5 miliardi di euro, in particolare mobili, macchinari, moda, prodotti agroalimentari. Le previsioni per il 2014 parlano di un calo dell’export verso la Russia, causa sanzioni, soprattutto, e crisi economica, compreso tra l’8 e il 10%. Il rublo debolissimo non contribuirà certamente al miglioramento di queste cifre.
Le Borse europee sono in sofferenza anche per il mancato rimbalzo del rublo nonostante l’aumento dei tassi. Milano perde lo 0,5%, cali più netti per Parigi (-0,7%) e Madrid (-1,4%). Inoltre la situazione russa è uno dei tanti mattoncini che si aggiungono all’instabilità globale dove le probabili elezioni greche, il probabile cambio di presidente della Repubblica in Italia sono altri due elementi importanti. E si sa, con le Borse che ad ogni fiato di brezza rispondono come fosse burrasca, ogni mattone diventa molto pesante.
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