L’Italia ha una situazione economica estremamente precaria: un debito che cresce di 69.000 Euro al minuto e promesse elettorali da crack immediato. Tutto quello che i politici non dicono
La situazione economia e politica italiana all’estero è vista con grande preoccupazione: già l’indicazione della Bce di proseguire urgentemente verso una riforma del sistema pensionistico dà un indizio importante rispetto a cosa si pensi in Europa di noi.
Il Financial Times, in un articolo di queste ore a firma Wolfang Munchau, parla esplicitamente di “bomba a tempo” per l’Eurozona a proposito del nostro Paese. E le argomentazioni si connettono non solo alla fragilità strutturale della Penisola ma anche alla situazione internazionale, dove preoccupano i dazi americani e la possibile guerra commerciale tra Usa e Cina e in futuro tra Usa ed Europa. Capiamo più nel dettaglio.
La Bce dice di alzare l’età pensionabile, i nostri politici la vogliono abbassare…
Il fronte caldo italiano è quello della colossale spesa pubblica che potrebbe ulteriormente ampliarsi se molte delle promesse elettorali dei partiti usciti vincitori dalle urne fossero realmente portate avanti.
Si sa che le promesse fatte in periodo pre-voto sono una cosa e il governo effettivo di un Paese un’altra, quindi probabilmente la cancellazione della Legge Fornero, ad esempio, non si farà . Dall’Europa per altro si fanno i conti in tasca a un Paese che invecchia costantemente, con un sistema pensionistico che costerà sempre di più e che quindi andrà necessariamente riformato (ma nel senso opposto rispetto a quanto si promette dalle nostre parti).
L’Europa chiede in sostanza età pensionabile più alta (e in tempi molto brevi) per cercare di puntellare conti traballanti e un debito enorme.
In autunno una legge di bilancio lacrime e sangue?
Non solo eliminazione della Fornero ma anche reddito di cittadinanza, pensioni alle casalinghe, asili nido gratuiti, abolizione dei ticket sanitari… Le promesse elettorali impossibili sono state tantissime: alla resa dei conti vedremo ben poco realizzato e la Legge di bilancio dell’autunno sarà un banco di prova pesante per il nuovo esecutivo che dovrà comunque lavorare sotto il cappello delle regole di austerity che abbiamo promesso di rispettare (in sostanza se sforiamo dobbiamo automaticamente aumentare l’Iva e ritoccare le accise su benzina e tabacco).
Lega, Cinque stelle, i partiti vincitori, parlano di “trattare con l’Europa” ma i margini sono estremamente risicati portandoci appresso un debito da 2.300 miliardi di Euro (per capirsi una legge di stabilità annuale si attesta su 25-30 miliardi di Euro, quella 2017 ammontava a 27 miliardi di Euro).
Il debito italiano nel 2017 è cresciuto di 68 mila e 700 Euro al minuto, 4.470 euro al secondo. Sono cifre impressionanti che nessun politico dice mai ai suoi concittadini.
Terzi al mondo per debito pubblico
Nella non invidiabile classifica dei paesi più indebitati l’Italia è sul terzo gradino del podio. Davanti ha solo il Giappone con rapporto Debito/Pil del 239,2 % e la Grecia che è al 181,3%.
L’Italia è 131,5%, la media dell’Unione si attesta all’85%. In sostanza essere nell’Euro ci ha salvato e ci salva, così come ci salva il quantitative easing della Banca Centrale, misura che non potrà però proseguire in eterno.
Chiaramente riforme a deficit e a costo enorme, come il reddito di cittadinanza o la flat tax, sono incompatibili con questo scenario. Verrebbe da dire che, visti i conti, sono “assolutamente impossibili” ma i partiti hanno costruito un grande consenso su queste tematiche e difficilmente le metterebbero in toto nel dimenticatoio.
Vedi anche: Draghi e Bce comprano titoli per 1100 miliardi, cosa cambia per noi?
Troppo grandi per fallire, troppo grandi per essere salvati
Il Financial Times riassume la situazione italiana con la battuta che trovate nel titolo qui sopra: “Troppo grandi per fallire, troppo grandi per essere salvati”.
L’Italia diventa un caso spinoso per l’Unione dato che è portatrice di un doppio elemento: è una delle economie più grandi del mondo, dunque se fallisce crea un effetto domino devastante a livello europeo e mondiale (ecco perché la definizione di “bomba a tempo”) ma la sua grandezza è anche il motivo per cui è molto difficile “salvarla” o applicare per lei misure come si sono viste applicate ad esempio per la Grecia, il cui salvataggio è stato possibile proprio per i volumi relativamente contenuti della sua economia.
Dunque il timore è che un terremoto stia covando sotto le ceneri mentre la politica si spella le mani in promesse mirabolanti. Promesse da cui però non si potrà tornare indietro così facilmente e che, almeno a livello simbolico, in piccola parte dovranno essere portate avanti.
I problemi sono aggravati dal fatto che i meccanismi di funzionamento europei sono molto farraginosi e lenti, tipici di un non-stato o di un non-ancora stato. L’Europa in sostanza non ha strumenti per affrontare con efficacia le crisi di un paese grande. Da qui la fibrillazione e il timore per cosa potrà succedere dalle nostre parti.
Vedi anche: Elezioni italiane 2018, cosa succede ora dopo il voto.