Giorni di fuoco per il Monte dei Paschi con l’uscita dei dati degli stress test europei. Intanto le azioni della banca hanno toccato il minimo storico. E anche i dati nazionali non fanno ben sperare…
Sono giorni molto complicati per la banca Monte dei Paschi di Siena: venerdì 29 luglio saranno resi noti i risultati degli stress test europei e si sa già che non saranno incoraggianti tanto che il mercato sta fin da ora penalizzando il titolo che ha quasi raggiungo i minimi storici (ieri ha chiuso a 0,285 euro con un crollo dell’8,4%).
I crediti “tossici” venduti ad Atlante: basterà a salvare la banca?
Il piano che è in queste ore in discussione al cda dei Monte di Paschi di Siena prevede che il fondo Atlante acquisti 27 miliardi di sofferenze lorde: si tratta di quei crediti difficilmente riscuotibili che sono ancora nel portafoglio della banca senese e che sono valutati a bilancio di più di quanto il mercato è disponibile a spendere per essi e che conseguentemente creano un buco che andrà ripianato con immissione di un importante quantità di euro per ricapitalizzare (si parla di 3-4 miliardi, cifra enorme visto che oggi Mps in Borsa vale 837 milioni).
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Una capitalizzazione così bassa per altro potrebbe significare una (ipotetica) facile scalabilità della banca “risanata” dai suoi crediti tossici, ma questa prospettiva, oggi è l’ultimo dei pensieri di fronte alle difficoltà di tenere a galla l’istituto.
Ma i timori per gli stress test non riguardano solo Mps
Ovviamente gli stress test europei non sono rivolti esclusivamente a Mps o alle banche italiane ma a un buon numero di istituti europei. Tra di essi la situazione più problematica è quella di Deutsche Bank che per altro è reduce da un fallimentare stress test con la Fed americana (la sua controllata Usa ha fallito il passaggio della Comprehensive Capital Analytics and Review e per il terzo anno consecutivo). Deutsche Bank ha in bilancio (marzo 2016) 31 miliardi di euro di derivati e prestiti di private equity, ad essi si aggiungono oltre 5 miliardi di accantonamenti per contenziosi.
Oltre a Deutsche Bank anche gli istituti di credito austriaci Erste e Raiffeisen potrebbero essere “segnalati” negli stress test con una situazione problematica.
8 miliardi di buco nei conti pubblici
In questo contesto l’economia nazionale non è esente da ulteriori difficoltà: in particolare il nostro Pil continua a ristagnare, o per meglio dire, la sua crescita è più lenta del previsto (invece la Spagna sta crescendo di oltre il 2,5% e Germania e Francia fanno segnare crescite doppie rispetto alla nostra, vedi il grafico sottostante per un raffronto comparativo tra queste economie): secondo i dati del Centro Studi di Confindustria +0,15% anziché +0,25% nel secondo trimestre 2016.
Se il nostro Pil rallenta (cioè, come detto, cresce più lentamente di quanto previsto) significa che il rapporto deficit-Pil peggiora e dunque le necessità di fondi in bilancio aumentano. Si parla di 8 miliardi di possibile buco e ricordiamo che con i meccanismi europei in caso di sforamenti si dovrà mettere mano automaticamente all’Iva o alle accise sui carburanti che sono già tra le più alte nel Continente.
Il grafico sopra riportato è abbastanza emblematico dei nostri persistenti problemi: tutte le potenze europee hanno risentito dei periodi di crisi e l’andamento dei grafici è abbastanza comune: però si nota con evidenza che le curve di crescita e discesa sono ben differenti tra Italia e Germania, in particolare, ma anche rispetto a Spagna e Francia, tutti paesi dove la ripresa è notevolmente più forte.