Una credenza che affonda le sue radici nella notte dei tempi
(25 ottobre 2009) – “Se c’è al mondo un fatto ben documentato è senz’altro l’esistenza dei vampiri. Non manca nulla: rapporti ufficiali, dichiarazioni giurate di persone note: medici, preti, magistrati; le prove giudiziarie sono assolutamente complete. E nonostante tutto c’è forse chi creda ai vampiri?”- Rousseau
Se proviamo a dare una risposta alla domanda di Rousseau, indagando alla ricerca delle origini di “Dracula” la risposta può essere una sola, certamente che si. La credenza dei vampiri, infatti, è universale, documentata e ripetuta fin dall’antichità:
Il più antico testo vampirico che si conosce è una tavoletta babilonese conservata al British Museum, su cui è incisa una formula magica che serve a difendersi dagli Etimmé (Demoni succhia sangue).
Risalendo la storia dei popoli passiamo per la tradizione ebraica antica, con gli Aluka (Bibbia proverbi 30-15), succhiatori di sangue, che assalivano le persone nel deserto. Abbiamo poi la figura biblica di Lilith, prima moglie malvagia di Adamo e ritenuta la madre di tutti i vampiri, un demone succube, la variante femminile di Incubus, una donna che prosciuga gli uomini di ogni forza.
Nel periodo dell’antica Grecia possiamo citare le lamie, e nell’Odissea è menzionata Tiresia, uno spirito vampiro che fu chiamato da Ulisse attraverso il sacrificio di una pecora, il cui sangue sparso fu utilizzato per far uscire allo scoperto l’essere immondo:
“E quando con voti e suppliche le stirpi dei morti ebbi invocato, prendendo le bestie tagliai loro la gola sopra la fossa: scorreva sangue nero fumante. S’affollarono fuori dall’Erebo l’anime dei travolti da morte… ma io, la spada affilata dalla coscia sguainando, sedevo e non lasciavo le teste esangui dei morti avvicinarsi al sangue, prima che interrogassi Tiresia…”
Ovidio poi così ci descrive le Strigi della tradizione Romana:
Si dice che strazino i fanciulli ancora lattanti
e pieno di sangue tracannato abbiano il gozzo
Hanno nome di strigi: causa del nome
è che sogliono di notte orribilmente stridere
Nel medioevo poi hanno dissertato tra gli altri San Clemente, Sant’Agostino, il vescovo Pierre-Daniel Huet, traduttore della Bibbia, il monaco benedettino Dom Augustin Calmet, che nel 1751 pubblicò a Paigi la “Dissertation sur le apparitions des esprits, les revenants en corps, les excommuniés, les oupires ou vampires de Hongrie…” . Ne “Le mille e una notte” il vampiro si materializza nella figura della bella Amina.
Questi sono solo alcuni esempi tra le innumerevoli figure che s’identificano nel termine di “Vampiro” citati dalle fonti. Il vampiro appare sempre, come una figura mostruosa e assume le più svariate forme secondo le credenze popolari dei vari periodi storici e luoghi geografici, nella maggior parte dei casi si tratta di un morto-non morto che per vari motivi ritorna dalla tomba per uccidere i vivi e nutrirsi del loro sangue.
Nell’immaginario collettivo quindi per tornare al tema di Rousseau, la figura del vampiro esercita un forte fascino; il maschio generalmente è visto come una creatura occulta che si materializza definitivamente nelle spoglie del personaggio di Bram Stoken; la donna invece vola nella fantasia dell’umanità fin dalla notte dei tempi, simbolo di un’ambigua triade “seduzione – sangue vitale – morte”.
La paura della morte e dei corpi dei defunti, il sangue che da sempre è legato al concetto di vita e l’intrinseca relazione che esiste tra amore e morte, sono concetti che da sempre sono legati a tabù e paure propri della razza umana, ed è probabilmente questo il motivo che sono presenti in ogni cultura indipendentemente dalla collocazione spaziotemporale di appartenenza e che non sono mai stati del tutto risolti.
Vedi anche. La leggenda del diavolo che cammina
argomento a me caro, adoro i vampiri e in particolar modo Dracula! fa sempre piacere leggere articoli che trattano questo argomento!