Sono le orme appartenenti al genere homo più antiche al mondo, e svelano una camminata del tutto simile a quella dell’uomo moderno
Nei pressi di Ileret, nel nord del Kenya sono state scoperte orme di ominidi risalenti a circa 1,5 milioni di anni fa. Sono le orme più antiche appartenenti al genere homo che si siano mai trovate. Seconde solo a quelle di australopiteco scoperte da Mary Leakey, nel 1978 a Laetoli in Tanzania, che risalgono a circa 3,6 milioni di anni fa. Le impronte di Laetoli , infatti, attribuite all’Australopitecus Afarensis, un ominide molto meno evoluto, presentano un arco plantare basso e l’alluce ancora divergente.
Le impronte di Ileret, invece, mostrano un‘andatura più simile a quella di homo Sapiens che a quella dell’australopiteco, sia come struttura che come meccanica del piede.
La scoperta, che si è conquistata la preziosa copertina di Science (febbraio 2009), è stata effettuata dai ricercatori della Rutgers State University of New Jersey e della Bournemouth University in Gran Bretagna.
Le orme, del tutto simili a quelle dell’uomo moderno, presentano l’alluce allineato e un arco plantare pronunciato, indici questi di una camminata completamente bipede, e che evidenziano lo spostamento del peso corporeo dal tallone alle dita durante il passo. Offrono inoltre preziose informazioni sui tessuti molli e sulla struttura, informazioni che i reperti scheletrici fossili tradizionali non riescono a dare.
Sono state rinvenute due serie di’impronte separate da cinque metri di sedimento composto prevalentemente da sabbia, limo e ceneri vulcaniche; grazie alla sequenza stratigrafica dei sedimenti è possibile affermare che le due serie di impronte siano state lasciate a 10 mila anni di distanza l’una dall’altra.
Lo strato sedimentario superiore conteneva tre serie di tracce: due, di due orme ciascuna, e una di sette impronte, più altre impronte sparse. Il secondo strato sedimentario, cinque metri più profondo, conservava una serie di due impronte più un’impronta isolata, probabilmente dovuta a un ragazzo.
Secondo gli studiosi le impronte potrebbero appartenere all’homo ergaster/erectus, i primi ominidi ad aver sviluppato le stesse proporzioni corporee dell’homo sapiens moderno, con gambe lunghe e braccia più corte, comparso circa 1,6 milioni di anni fa e diffusosi dall’Africa anche in Asia ed Europa.
Grazie alle analisi delle scansioni tridimensionali effettuate sulle impronte è stato possibile ricostruire un’immagine tridimensionale, il risultato è stato un piede del tutto simile a quello dell’uomo moderno, con dita corte, alluce allineato con le altre dita, tallone largo, e un’arcata profonda. Caratteristiche queste del tutto simili a quelle della specie umana attuale e che sono indice di una specie ormai svincolata dall’ambiente arboricolo ed in grado di stazionare e muoversi in posizione eretta.
Dalle dimensioni, spaziatura e profondità delle impronte inoltre si è potuto ricostruire non solo l’andatura, ma anche il peso e l’altezza del soggetto. Le impronte dell’adulto, infatti, indicano l’appartenenza ad un individuo con un’altezza media di circa 1,75 metri.
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