Un’illusione ottica, generata dal gioco di luci e ombre di una montagna marziana, per anni ha diviso l’opinione pubblica circa la natura artificiale o naturale del volto
(25 ottobre 2009) – Ampia area della superficie di Marte, la regione di Cydonia è stata fotografata per la prima volta il 25 luglio 1976 dalla sonda spaziale Viking 1 che all’epoca si trovava in orbita sul attorno al pianeta. Quella stessa foto, portata subito all’attenzione del pubblico da parte della Nasa, venne pubblicata sei giorni dopo.
La curiosità di tutti si concentrò su quello che fu chiamato il “volto di Marte”. Il dubbio fu subito forte: si trattava di un’illusione ottica, o di un manufatto di qualche ipotetico abitante marziano? Ovviamente l’opinione pubblica si divise su queste due ipotesi: gli scettici ritenevano che il tutto fosse solamente il frutto di un’illusione ottica, gli ufologi invece erano convinti che questa fosse la prova di una vita extraterrestre intelligente. Il principale sostenitore di quest’ultima teoria è Richard Hoagland che nel suo libro del 1987, “The monuments of Mars: A city on the Edge of Forever”, interpreta anche altre caratteristiche della superficie marziana, come presunti resti di una città in rovina e di Piramidi, contribuendo alla diffusione della leggenda sulla natura artificiale del “volto”.
Ci sono voluti molti anni perché si arrivasse a una soluzione oggettiva del contendere: quando la Nasa, nel 1998, grazie alla sonda spaziale Mars Global Surveyor, riuscì ad ottenere fotografie maggiormente dettagliate di Cydonia. Dalle foto ad alta risoluzione, infatti, quello che originariamente sembrò essere un volto era, in realtà, semplicemente un’illusione ottica generata dalle ombre di una montagna.