Referendum, sì o no? Il 20 settembre ci sarà il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Per che cosa si vota? Le ragioni del sì e quelle del no
Referendum 2020. A settembre 2020 i cittadini italiani sono chiamati a votare. Si terranno le elezioni per la nuova giunta regionale in 7 regioni, e in moltissimi comuni si terranno le elezioni amministrative.
Oltre a questo, tutti gli italiani che hanno diritto al voto sono chiamati ad esprimersi per un referendum confermativo, il quarto nella storia della Repubblica Italiana. Il referendum riguarda la riforma sul taglio del numero dei parlamentari, fortemente voluta dal M5S.
Referendum 2020: quando si vota
Si voterà domenica 20 settembre, dalle ore 7 alle 23, e lunedì 21 settembre 2020, dalle 7 alle 15, in tutta Italia.
Originariamente il referendum era previsto per il 29 marzo 2020, ma a causa dell’emergenza Covid -19 la data del voto è stata rimandata.
Referendum 2020: la legge sul taglio dei parlamentari
La riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari è stata approvata in via definitiva dalla Camera l’8 ottobre 2019, con voto favorevole di quasi tutti i partiti.
Il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.
La legge avrebbe dovuto entrare in vigore a gennaio, ma è stata sospesa quando 71 senatori di vari partiti hanno firmato per richiedere un referendum costituzionale.
Referendum 2020: come si vota
Quello per cui si andrà a votare il 20 e 21 settembre è il quarto referendum confermativo nella storia della Repubblica Italiana. L’oggetto del voto è la conferma o meno della riforma sul taglio del numero dei parlamentari.
Il testo del quesito è il seguente:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?»
Chi vota sì è d’accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari, mentre chi vota no vuole che il numero dei parlamentari resti invariato.
Visto che si tratta di un referendum confermativo non è previsto un quorum. Il risultato del referendum avrà dunque valore a prescindere dal numero di votanti.
Vedi anche: Elezioni 2020, per cosa e quando si vota a settembre
Referendum 2020 e partiti politici
La legge sul taglio dei parlamentari, come ormai quasi tutti sanno, è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle.
D’accordo con loro (e dunque con il “sì” al referendum) si trovano molti grandi partiti, come Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, insieme ad altri partiti minori.
Partito Democratico e Italia Viva sembrano invece indecisi: alcuni deputati sono d’accordo con il taglio del numero dei parlamentari, altri no.
Partito Socialista Italiano, +Europa, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista e altri piccoli partiti sono invece contrari alla riforma, e dunque per il “no” al referendum.
Referendum 2020: le ragioni del sì
Le principali ragioni del sì riguardano i costi della politica. Tagliando il numero dei parlamentari si otterrebbe infatti un risparmio di 100 milioni all’anno.
Chi vuole che il numero dei parlamentari venga ridotto sostiene poi che 630 deputati e 315 senatori siano troppi, e che a causa di questo numero eccessivo di parlamentari non solo la spesa pubblica per il Parlamento della Repubblica sia eccessiva, ma che l’intera macchina legislativa sia troppo lenta e che di fatto il Parlamento sarebbe più efficiente se i parlamentari fossero in numero minore.
Referendum 2020: le ragioni del no
Chi è contrario al taglio dei parlamentari è sostanzialmente fedele alla Costituzione e considera che la riduzione dei parlamentari sia dannosa per la democrazia, in quanto in seguito a tale riduzione i cittadini avrebbero meno rappresentanti in parlamento. L’Italia, il cui numero di rappresentanti in parlamento per numero di abitanti è oggi simile a quello di altri grandi paesi d’Europa, dopo la riforma diventerebbe uno dei paesi europei con il livello di rappresentanza politica più basso.
Chi è per il “no” sostiene inoltre che le operazioni del Parlamento non sarebbero snellite da questo taglio, in quanto il Parlamento resterebbe comunque bicamerale, con tutti i problemi che ciò comporta.
Infine i sostenitori del “no” credono che la questione del risparmio sia una scusa, visto che in rapporto al bilancio dello Stato la spesa risparmiata grazie al taglio del numero dei parlamentari sarebbe poca cosa.
Vedi anche: Elezioni settembre 2020. I candidati che hanno già vinto
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VOTO NO AL REFERENDUM