Era diventato la vergogna delle nostre democrazie europee. Per il suo disprezzo del popolo, delle donne, dei giudici, per la sua volgarità , per la manipolazione della verità , comprando la sua popolarità a colpi di monopolio mediatico o di lavaggio del cervello.
Ieri, questo patetico dirigente, questo buffone inossidabile, pieno d’impinati e vuoto di scrupoli, è caduto. Dopo essere ritornato molte volte, dopo tante resurrezioni ha gettato il guanto, lasciando dietro di lui un campo di rovine.
Per ironia della sorte, non sono stati gli scandali sessuali, uno più becero dell’altro, non sono stati i suoi concittadini, i suoi elettori, i suoi oppositori o i dirigenti europei che gli hanno mostrato l’uscita, ma i mercati, i soldi e cioè il suo primo strumento di conquista.
C’è una buona dose d’ipocrisia tra gli europei nel nascondersi dietro ai mercati per mettere infine fuori gioco questo dirigente claunesco, ancora ieri il commissario europeo alle Finanze dichiarava la situazione economica italiana estremamente inquietante. Da quando la situazione economica italiana si è fatta difficile, hanno cominciato a squalificare un uomo con il quale fino a ieri andavano a braccetto. Ora l’Italia di Berlusconi ha perso non solo la reputazione ma soprattutto la capacità di offrire un avvenire ai suoi cittadini. Che questo fallimento morale, politico e purtroppo ormai anche finanziario si produca all’interno di uno degli stati fondatori dell’Europa, è più incomprensibile che il velo gettato sulle bugie greche.
Berlusconi è fuori, il vuoto che lascia dietro di se è totale. Bisogna essere realisti: non c’è nessuno che assicuri un dopo berlusconi. Ne la destra inesistente ne la sinistra, totalmente divisa. Il caos rischia di succedere a colui che era diventato tutta la politica italiana. L’Italia sul bordo del precipizio deve ricostruire e la politica non ha scelte: deve dare assicurazioni.
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