Parigi una notte di sangue si parla di oltre 127 morti, Isis ha rivendicato con orgoglio il massacro nei suoi canali. Cosa succede ora e come si è svegliata la capitale francese. In diretta da Parigi Sara Rania per Donne sul Web
Svegliarsi stamani dopo le poche ore di sonno di questa notte infame ha un sapore decisamente amaro. La Radio sintonizzata su FranceInfo non ha smesso di parlare e ci ha accompagnato fino all’alba di questo giorno tragico insieme al rumore degli elicotteri che hanno sorvolato la città . Le informazioni si rincorono e i terribili dettagli dell’accaduto si accumulano di minuto in minuto senza disegnare ancora un quadro completo nel quale il conto dei morti cresce pericolosamente. Le immagini degli attentati di Charlie Hebdo e dell’HyperCacher di gennaio ci perseguitano.
La situazione generale
Alle 8:30 non si sa ancora se tutti i terroritsti sono stati uccisi. Le autorità consigliano di restare in casa e di non uscire se non in caso di grave urgenza, misura a cui la maggior parte degli abitanti ha obbedito prontamente per evitare rischi e non sovraccaricare ulteriormente il lavoro dei soccorsi.
Da nord-est, dove mi trovo nel quartiere Pont de Flandre, situato nel XIX° arrondissement che confina con il decimo, dove sono avvenuti la maggior parte degli attentati, l’eco delle carneficine avvenute nel X° e XI° arrondissement e allo Stade de France è estremamente vivo. Non abbiamo avuto il coraggio di spegnere i telefoni e le ore notturne sono trascorse in un continuo rincorrersi di chiamate e messaggi di amici e parenti che hanno cercato di contattarci dai quattro angoli del mondo.
Lo stato d’allerta
La Tour Eiffel non dovrebbe aprire, i musei municipali son tutti chiusi e molti altri luoghi sensibili sono sotto stretto controllo. Ogni manifestazione è stata vietata, le scuole e le università sono chiuse fino a nuovo ordine e i controlli sono stati ristabiliti alle frontiere. Lo stato d’urgenza definito ‘plan Rouge Alpha’ e studiato per rispondere allo scenario di multi-attentati quasi simultanei che era stato previsto dopo i tragici fatti di settembre è stato lanciato, ampliando i poteri delle autorità e portando in città 1500 militari supplementari provenienti da tutta la regione. Il terrore sembra regnare nelle strade deserte.
La Belle Epoque non tornerÃ
Ad essere particolarmente ferita è la Parigi dei caffé, la città allegra in cui le persone escono spesso, amano ritrovarsi nei luoghi pubblici per discutere, emozionarsi. Quella città intera che ama ritrovarsi per bere un ‘verre’ verso Place de la République, vibrare al ritmo di un concerto rock a Bastille o semplicemente attardarsi alla terrazza di un caffé.
Mia figlia si sta svegliando. Nelle sue vene scorre sangue italiano e francese.
Lei è nata qui. Nella città che mi ha fatto innamorare e mi ha accolto cinque anni orsono ed è troppo piccola per capire. Spero di non doverle raccontare questo giorno come l’inizio di una nuova guerra. Ma in questa mattina nella quale le immagini di lenzuola bianche lanciate dalle finestre sui morti in strada fanno il giro della rete non posso fare a meno di chiedermi che fine farà la città che amiamo?