E’ salito a quasi 140 morti, di cui 100 solo ad Hama, il bilancio dell’offensiva dell’esercito di Bashar el Assad nel Paese. Nella citta’ a 200 chilometri a nord di Damasco, all’alba i carri armati sono entrati in citta’ e hanno aperto il fuoco. Lo ha riferito il direttore dell’Organizzazione nazionale per i diritti umani, Abdel Karim Rihawi, dando notizia di altri 36 morti nel resto del Paese: cinque sono stati uccisi ad Homs, tre nella provincia nord-orientale di Idlib, 21 a Deir Ezzor (dove 57 soldati di Assad, inclusi tre ufficiali, sono passati a sostenere i manifestanti), sei a Harak, nel sud e uno a al-Bukamal, sempre nell’est. Almeno 42 manifestanti sono rimasti feriti intanto a Damasco dopo che la polizia ha lanciato bombe imbottite di chiodi per disperdere una protesta nel sobborgo di Harasta. Lo hanno riferito due testimoni.
Gli ordigni sono stati lanciati dai militari della Quarta divisione, fedelissimi del regime di Assad, inviati per disperdere una protesta.
Unanime la condanna dell’occidente: Francia, Gran Bretagna, Usa e Italia hanno stigmatizzato la sanguinosa repressione.
Franco Frattini ha lanciato un appello affinché cessi “questa orribile repressione” e ha ordinato all’ambasciatore italiano di rientrare d’urgenza a Damasco per seguire da vicino l’evolversi della situazione.
A Hama i militari hanno travolto con i loro messi le barricate erette dalla popolazione e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente sui passanti. Testimoni riferiscono di decine di cadaveri per le strade, tra cui quelli di donne e bambini mentre acqua ed elettricita’ sono state tagliate e mancano strutture e medicinali per curare i feriti. E’ stata segnalata anche la presenza di cecchini sui tetti della sede della compagnia elettrica e del penitenziario cittadino.
Hama, assediata da un mese dai militari, e’ uno dei simboli della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad iniziata a marzo ed e’ teatro di proteste quasi quotidiane, con decine di migliaia di persone in piazza.
La nuova offensiva punta a stroncare le manifestazioni in vista dell’inizio del mese del digiuno dei musulmani, il Ramadan, che quest’anno coincide con agosto. La citta’ di Hama ha un conto in sospeso con il regime dal 1982, quando fu repressa nel sangue una rivolta ispirata dai Fratelli musulmani, movimento al bando in Siria, contro l’allora presidente Hafez al-Assad. Ci furono 20mila morti.
Nelle scorse settimane gli ambasciatori di Francia e Stati Uniti vi sono recati per portare la loro solidarieta’ ai manifestanti. Secondo gli attivisti dall’inizio delle manifestazioni anti Assad a meta’ marzo sono state uccise 1.634 persone, almeno 2.918 sono scomparse e altre 26.000 sono state arrestate. Di queste 12.617 sono ancora in carcere, dove secondo l’opposizione vengono torturate dai servizi segreti del regime.
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