«Un collegio di tre giudici donne? Sicuramente questo non è un vantaggio per Berlusconi rinviato a giudizio». A dichiararlo è l’ex legale di Silvio Berlusconi, l’avvocato Gaetano Pecorella. A pensarla allo stesso modo è Famiglia Cristiana che in un articolo di ieri parlava di nemesi, anche dopo, la grande manifestazione di domenica scorsa, di cui tutti i media mondiali hanno parlato. In effetti il rischio di una condanna per il premier è più che concreto, visto che al gip di Milano, Cristina Di Censo, altra donna, le prove portate dai pubblici ministeri ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno sono apparse evidenti. Nella peggiore delle ipotesi Berlusconi rischia 15 anni di carcere e anche una pena accessoria: l’interdizione temporanea per circa tre anni dai pubblici uffici, una condanna che metterebbe fine alla sua carriera politica. Al momento, dal punto di vista giudiziario, le opzioni sul tavolo sono tre: scegliere il giudizio abbreviato, o il patteggiamento, oppure sottoporsi al «normale» dibattimento.
È probabile che i legali del premier opteranno per quest’ultima la quale, da al presidente del Consiglio maggiori margini di manovra. Se Berlusconi infatti, deciderà entro 15 giorni di accettare la via ordinaria, c’è la possibilità che la prima udienza, fissata per il 6 aprile, slitti per legittimo impedimento: basterebbe convocare un consiglio dei ministri per quella data, anche se la corte costituzionale nella sua ultima sentenza, ha lasciato comunque ai giudici la facoltà di accettare la richiesta a seconda dei casi.
Nel giro di un mese e mezzo, poi, il premier si ritroverà il 28 febbraio a dover affrontare la ripresa del processo Mediaset-diritti tv, dove è imputato di frode fiscale, il 5 marzo quello di Mediatrade nel quale è imputato di appropriazione indebita e frode fiscale, infine l’11 marzo il cosiddetto processo Mills, in cui è accusato di corruzione giudiziaria.
Paradossalmente, proprio questi dibattimenti, potrebbero giovare ai legali di Berlusconi, il cui obiettivo, nel breve periodo, è quello di allungare il più possibile i tempi del processo, con la richiesta di legittimo impedimento per udienze concomitanti o conflitto di poteri.
di Redazione
16 febbraio 2011
Io penso che non sia nè un vantaggio, nè tantomeno uno svantaggio! Un giudice resta sempre un giudice, sia esso uomo o donna!
però a dimettersi non ci pensa assolutamente… ridicolo!!!