Referendum si o no, è la scelta che spetta agli italiani. Ma cosa succede veramente se al referendum costituzionale 2020 vince il si? Ecco la risposta
Referendum sul taglio dei parlamentari. Domenica 20 e lunedì 21 settembre gli italiani sono chiamati a votare si o no a questa riforma decisa dal Parlamento. L’esito sembra abbastanza scontato, con il si dato nettamente favorito per il risultato finale.
Per questo molti elettori si chiedono: se vince il si i risparmi vanno nelle tasche degli italiani? Proviamo a rispondere a tale quesito analizzando le ragioni del si e quelle del no, considerando anche quali sarebbero le conseguenze reali di una vittoria del si.
Vedi anche: Elezioni 2020 referendum, per cosa si vota
Referendum taglio parlamentari, perché votare si
Chi sostiene le regioni del si alla riforma sul taglio del numero dei parlamentari, espone le seguenti ragioni:
- Ottenere una riduzione dei costi della politica.
- Avere una maggiore efficienza del parlamento.
- Ridurre il numero degli eletti (a 600, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato) e avviare le riforme, a partire da quella elettorale.
Insomma, l’argomento principale di chi sostiene il Si al referendum riguarda il risparmio. Secondo alcune stime realizzate dal Movimento 5 Stelle, promotore della riforma, si risparmierebbero 100 milioni all’anno, quindi circa 500 a legislatura.
Referendum taglio parlamentari, perché votare no
Ecco invece un elenco delle ragioni del no al taglio dei seggi:
- aumenterebbe il numero di abitanti per ogni parlamentare, quindi ci sarebbe meno rappresentanza territoriale.
- I leader di partito avrebbero più potere, con meno confronto nei gruppi.
- Una riduzione dei parlamentari, non accompagnato da altre riforme, rischia di paralizzare l’attività del parlamento.
- Il risparmio sarebbe modesto, rispetto al totale della spesa pubblica italiana.
Sempre per chi sostiene il no, non ci sono prove che un minor numero di rappresentanti garantirà una maggiore efficienza del parlamento.
Referendum, cosa succede se vince il si
Secondo siti autorevoli in materia di politica, se vince il si al referendum i due rami del parlamento potrebbero doversi fermare. Non il massimo in un momento complicato come quello attuale. Questo perché bisognerebbe necessariamente realizzare una nuova legge elettorale, nuovi collegi e nuovi regolamenti parlamentari.
La rappresentanza sarebbe minore per i territori. Ad esempio regioni come l’Umbria e la Basilicata, subirebbero un taglio del 57% dei seggi.
Inoltre, in base a quanto riporta repubblica.it, il risparmio ottenuto con il taglio dei parlamentari sarebbe pari allo 0,007% della spesa pubblica. Insomma, non si tratterebbe di una alleggerimento significativo per i conti pubblici dello stato. Anche se effettivamente ci sarebbe una riduzione dei costi della politica.
Questo il quadro dei pro e contro del referendum sul taglio dei parlamentari. Se da un lato la vittoria del si comporta un risparmio sui costi della politica, dall’altro tale ammontare potrebbe essere poco consistente e non influire davvero sulle tasche e sulla vita degli italiani.
Vedi anche: Referendum 2020, come funziona il voto
Roberto D’Eugenio è nato in provincia di Teramo nel 1989. Laureato in economia e commercio presso l’Università G.D’Annunzio Chieti-Pescara e redattore da diversi anni, scrive articoli di economia e attualità per Donne Sul Web