Partita Iva: in caso di malattia non si ha diritto a giorni a casa e subentrano numerosi problemi per il pagamento delle tasse e il sostenimento delle spese per le cure. Una petizione lanciata da una professionista con cancro al seno diagnosticato a metà 2013 cerca di far cambiare le cose.
L’assistenza sanitaria e la “malattia” per una Partita Iva sono una assoluta chimera. Di fatto il lavoratore autonomo figura sempre come un “fornitore” per le aziende per cui opera. Anche se magari fa un lavoro equiparabile, negli orari e nelle mansioni, a quello dei “dipendenti”. Anche se la sua partita iva è solamente di facciata e fa parte di quella larga schiera di popolazione italiana che è stata obbligata ad aprirla e a “collaborare” in quella formula, pena proprio non lavorare del tutto.
Partita Iva: tassazione altissima ma welfare zero (o quasi)
Una partita Iva ha una tassazione molto elevata. Chi è iscritto alla gestione separata, ad esempio, paga un’aliquota del 27& all’Inps.
Ad essa si aggiungono Irpef, addizionali comunali e regionali, e tutti gli altri balzelli che portano il prelievo sul lordo a quasi il 50%. Attualmente una partita Iva se si ammala banalmente continua a lavorare. Non ha molta altra scelta. Il diritto alla malattia, così come classicamente lo si può intendere per gli altri lavoratori, non esiste.
Certo, le spese sanitarie possono essere portate in deduzione o deduzione, salvo conservare scontrini “parlanti” (cioè con indicazione del codice fiscale), fatture ecc. Ma è chiaro che tutto questo, per di più con franchigie che tolgono una parte del possibile detraibile/deducibile, non può essere sufficiente, in particolare in caso di malattie gravi e che richiedono lunghe degenze.
La petizione per l’assistenza sanitaria alle partite Iva
Daniela Fregosi, 47enne lavoratrice autonoma che nella vita fa la formatrice aziendale, ha aperto una petizione sul famoso sito change.org. Mossa dalla sua recente malattia (cancro al seno, diagnosticato a metà dell’anno scorso), la Fregosi ha fatto una rassegna della situazione di mancanza di diritti, pressoché totale, delle partite Iva. Nella sua petizione parla delle enormi difficoltà anche solo per trovare qualche informazione certa dall’Inps, dai patronati. Parla del paradosso di essere stata lei spesso a “informare” chi di dovere.
Ma soprattutto ha avviato una campagna di sensibilizzazione per chiedere:
- il diritto ad un’indennità di malattia a chi abbia versato all’INPS almeno 3 annualità nel corso della sua intera vita lavorativa;
- un indennizzo relativo alla malattia uguale a quello stabilito per la degenza ospedaliera quando ci si deve sottoporre a terapie invasive (chemio, radio etc);
- il riconoscimento della copertura pensionistica figurativa per tutto il periodo della malattia e la possibilità di sospendere tutti i pagamenti (INPS, IRPEF), che saranno poi dilazionati e versati a partire dalla piena ripresa lavorativa, così come l’esclusione dagli studi di settore.
Per altro Daniela, impossibilitata a lavorare, ha avuto problemi rispetto al pagamento delle rate Inps ed è stata aiutata da una raccolta fondi di Acta, Associazione consulenti del terziario avanzato.
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