Ieri pomeriggio, dopo aver ricevuto in mattinata anche il comitato di presidenza del Csm, andato ad esprimergli la sua «inquietudine e preoccupazione per l’aspro conflitto istituzionale in atto», il presidente della Repubblica ha incontrato al Quirinale il premier. Berlusconi ha sfoderato tutto il suo repertorio di recriminazioni contro le persecuzioni della magistratura ed ha manifestato l’intenzione di portare avanti il suo progetto di riforma della giustizia. Napolitano lo ha pregato di calmarsi e di non esagerare, per il bene delle istituzioni e anche per il suo. E poi gli ha ribadito la sua «inquietudine e preoccupazione per l’aspro conflitto istituzionale in atto», spiegandogli che «nella Costituzione e nella legge possono trovarsi i riferimenti di principio e i canali normativi e procedurali per far valere insieme le ragioni della legalità e le garanzie del giusto processo». Dicendogli direttamente che se è così convinto di essere una vittima innocente, nel sistema ci sono tutti i mezzi necessari per difendersi e per contestare accuse infondate, oltre a perquisizioni e intercettazioni indebite.

«Adisca tutti i gradi, fino in fondo, fino alla Corte Costituzionale, se necessario. Non si troverà disarmato». «Non c’è nessun bisogno di andare a Berlino», un po’ infastidito per quanto detto dal premier alcuni giorni fa. Napolitano gli ha, infine, consigliato prudenza anche sulla riforma dell’ordine giudiziario perché con questa foga c’è il rischio che questa faccia la fine, peraltro meritata, – gli ha fatto notare con enfasi – del decreto sulle intercettazioni.
Al termine dell’incontro, pur se Berlusconi ha dichiarato di tener conto di quanto consigliato dal Capo dello Stato, sembra che la possibilità una grave crisi istituzionale, sia ancora intatta e se non intervengono fatti nuovi a modificare l’atteggiamento del premier, il rischio che si determini un pericoloso braccio di ferro istituzionale che non ha precedenti nella storia repubblicana, è sempre più probabile.
12 febbraio 2011
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