Il ministro degli esteri di Gheddafi, Moussa Koussa, ha annunciato l’immediato cessate il fuoco, in rispetto della risoluzione Onu votata in nottata, impegnandosi a osservarla nei minimi dettagli e a proteggere gli stranieri nel paese e i loro beni. Mossa questa che dovrebbe scongiurare l’eventualità di un conflitto di proporzioni più ingenti in cui sarebbero coinvolte, appunto, la forze della coalizione disponibile ad attuare la disposizione Onu. Resta da vedere quali saranno le conseguenze sia interne che internazionali a questo passo fatto dallo scaltro colonnello libico che è al potere nel suo paese da 42 anni. Intanto sul versante dei ribelli, il comandante Khalifa Heftir, ha dichiarato che il cessate-il-fuoco annunciato poco fa dal ministro degli esteri di Gheddafi «non è importante» per l’opposizione, definendolo un «bluff». A Misurata infatti si continuerebbe a combattere. Un ultimo bilancio delle vittime è di 25 morti.
La Francia, la nazione capofila della coalizione anti-Gheddafi rimane «cauta». David Cameron invece ha dichiarato che:
”Muammar Gheddafi sarà giudicato dai fatti non dalle parole”. L’opzione di un attacco resta comunque molto reale e molto vicina, anche se il governo libico ha mostrato in diverse dichiarazioni attribuite a Gheddafi e ai suoi famigliari di essere pronto anche ad uno scontro militare.
La portaerei Garibaldi è intanto salpata dal porto di Taranto, per avvicinarsi alle coste libiche.
Sull’intervento italiano pesa però la minaccia lanciata dal governo libico prima che venisse ordinato il cessate il fuoco. «Speriamo che l’Italia si tenga fuori da questa iniziativa»: ha detto il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim, «Speriamo che non consenta l’utilizzo delle sue basi e si tenga fuori da questa iniziativa decisa dall’Onu». C’è stato poi anche l’intervento diretto del Colonnello che ha dichiarato: «Se le potenze occidentali ci attaccheranno ci sarà l’inferno».
Da Oslo arriva invece la conferma che anche la Norvegia parteciperà alla coalizione militare contro la Libia.
Anche il Qatar ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia. È il primo paese arabo a dichiarare la sua partecipazione dopo l’approvazione venerdì da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu di una risoluzione sulla Libia e l’ok della Lega Araba.
Mentre i riflettori sono sulla Libia, nello Yemen 33 persone sono rimaste uccise e almeno altre 100 ferite a causa di colpi d’arma da fuoco sparati contro una manifestazione dell’opposizione contro il presidente, Ali Abdallah Saleh, stamani a Sanaa.
In Siria, in mattinata, una manifestazione pacifica di decine di siriani è stata invece dispersa dalle forze di sicurezza a Damasco, nei pressi della Grande moschea degli Omayydadi, nel cuore della città vecchia.
Altro scenario, quello del Bahrein. Migliaia di manifestanti sciiti sono scesi in piazza questa mattina alle porte della capitale Manama, nonostante il coprifuoco e il divieto a tutte le manifestazioni decretato dalle autorità .
di Redazione
18 marzo 2011
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