Non aveva intenzione di ricattare Silvio Berlusconi, ma di chiedergli ”solo un prestito’‘, un aiuto. Cosi’ Valter Lavitola ha spiegato al gip Dario Gallo la richiesta di cinque milioni di cui sua sorella Maria aveva parlato agli inquirenti. Un prestito pero’ – ha puntualizzato Lavitola – e non un ricatto come lei aveva sostenuto. Nessuna corruzione internazionale, ha aggiunto, promettendo chiarimenti sugli appalti Finmeccanica. Tra le migliaia di documenti che il giornalista ha consegnato nel corso dell’interrogatorio c’e’ anche un contratto relativo alla cessione di 60 brillanti a una societa’ con sede nello Zambia. Una societa’ che potrebbe far capo allo stesso Lavitola, il quale avrebbe creato un giro di compravendite fittizie di beni e servizi per giustificare l’utilizzo del denaro ricevuto attraverso i finanziamenti all’Avanti. Lavitola, pero’, avrebbe escluso che l’operazione sia servita per nascondere soldi provenienti da finanziamento.