“Io Non Ridevo” riportavano i cartelli dei manifestanti
16 febbraio 2010
All’Aquila ieri sono scesi in piazza a centinaia, una protesta nata dopo le intercettazioni dei gioni scorsi relative all’inchiesta degli appalti del G8. “Io non ridevo”, riportavano i cartelli dei manifestanti, circa 300 persone che hanno forzato il bocco della “zona rossa“.
Gli agenti hanno preferito lasciar passare i manifestanti per evitare disordini, manifestanti che hanno raggiunto Piazza Palazzo dove dieci aquilani sono saliti sulle macerie ed hanno gridato la loro rabbia per non avere più a disposizione la loro città, poi ogni persona simbolicamente ha preso con sè una pietra.
“La manifestazione è una conseguenza naturale, una reazione a ciò che l’inchiesta sul G8 ha fatto emergere in questi giorni, oltre allo squallore per l’episodio legato alle risate di sciacalli che hanno visto nel terremoto un affare su cui lucrare”: Michele Fina, segretario provinciale del Pd e assessore all’ambiente e alla Protezione civile della Provincia dell’Aquila, spiega così che “la Protezione civile ha dato una risposta importante all’emergenza ma ad oggi non c’è una vera e seria legge sulla ricostruzione. Allo stato attuale l’economia del territorio è ferma perché, al di là delle realizzazione del progetto case, stenta a partire una ricostruzione capillare della città e dei borghi. L’effetto – conclude Fina – sembra quello di un forte doping, che però non ripara le ossa rotte, non guarisce dalla malattia. Un effetto che, per quanto forte, è oramai giunto al termine”.
Già qualche giorno fa anche il Presidente della Provincia dell’ Aquila, Stefania Pezzopane, aveva divulgato un comunicato stampa dove indignata riportava quanto segue:
“Alla luce di quanto letto sulle intercettazioni per le indagini della Maddalena, è necessario conoscere quali sono le ditte che operano o hanno operato a L’Aquila nell’emergenza e nella costruzione dei nuovi alloggi. Lo chiedo con una nota ufficiale al Commissario Chiodi. Ho necessità di sapere, come rappresentante di questa comunità, se ci siano ditte che hanno legami con gli imprenditori inquisiti per gli appalti del G8. Quegli imprenditori che nelle intercettazioni telefoniche hanno scandalosamente dichiarato di aver riso nel loro letto alle 3 e mezza del 6 aprile, mentre noi ancora cercavamo di metterci in salvo, perchè già pregustavano gli appalti milionari. Frasi da corvi e sciacalli famelici che hanno ferito, offeso e scioccato sicuramente non solo me. Provi disprezzo per persone che non riescono più a sentire neppure un brivido per un disastro che ha svegliato la solidarietà del mondo intero, tanto sono accecati dalla corruzione del denaro.
“Il terremoto non c’è mica tutti i giorni” hanno detto eccitati. La verità la decideranno i magistrati che esaminano gli atti, non le chiacchiere inzuppate di dietrologia e retorica permessivista degli smaliziati del terzo millennio. Ma bastano le frasi come quelle intercettate a dimostrare da sole e condannare in maniera incontrovertibile la deriva morale che la nostra società ha imboccato. Dobbiamo sterzare, reagire e non permettere che L’Aquila sia colonizzata da questo stile disumano.
Indignarsi, per lo meno, sarebbe già il sintomo che in questo angolo dignitoso d’Italia si conservano ancora gli anticorpi contro una visione così cinica e vuota della realtà. Continuo ad augurarmi che non sia quel che appare.”
Antonio Amati fa parte della nostra redazione dove lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università.