Mentre il premier, Silvio Berlusconi, chiede responsabilità : “Le opposizioni, invece di ripetere la solita cantilena per chiedere le mie dimissioni, avrebbero tutto da guadagnare sul piano della credibilità se si confrontassero sul merito dei provvedimenti e decidessero una buona volta di comportarsi con senso di responsabilità ”. Questo è quanto ha dichiarato il premier al Tg1. E’ scontro sull’ipotesi di modificare la disciplina sui licenziamenti contenuta nella lettera inviata dal governo al consiglio europeo. Le opposizioni e i sindacati sono sul piede di guerra: sull’ipotesi di modificare la disciplina sui licenziamenti il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parla di “inaccettabile minaccia di entrare a pie’ pari sul mercato del lavoro”, Casini parla di “patto scellerato tra Bossi e Berlusconi sul lavoro”, Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli a Montecitorio dice: “Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all’interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità ”. La Cgil annuncia che reagirà “con forza”, Il leader della Cisl Raffaele Bonanni promette: “Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali modificare l’assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero. Non siamo d’accordo a mettere mano sui licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione”. Fa eco la Uil: Se il Governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale”, si legge nella nota della segreteria nazionale. e Uil promettono che se saranno fatte modifiche senza il consenso delle parti sociali sarà sciopero generale.
“‘Licenziamenti facili’ – spiega il ministro Sacconi – e’ un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall’Europa ed accolte dall’Italia con altre proprie integrazioni”. Sacconi annuncia che sarà aperto “presto un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi. I “no” – conclude – non fanno ne crescita ne occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità . L’obiettivo è assumere no licenziare”.
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