Grecia, referendum concluso, hanno trionfato i no? E ora cosa succede? Vi diamo gli scenari più probabili ma, ora come ora, a questa domanda è quasi impossibile dare una risposta sicura…
Grecia, referendum sulle proposte europee concluso. Ieri le urne hanno decretato un clamoroso successo dei no, ben oltre le previsioni che davano pochi voti tra le due opzioni (si parlava di una differenza di 30-40 mila voti e i sondaggi, pur vietati sul territorio ellenico, davano un margine minimo, 1-2 punti percentuali).
Il no, invece, ha avuto il 61%. Grandi festeggiamenti in piazza Syntagma nella notte di ieri. E ora tutti si chiedono che cosa succederà .
Vedi anche: Grecia, 5 verità sulla crisi.
Banche ancora chiuse, la Bce darà i fondi di emergenza?
Le banche in Grecia oggi, lunedì 6 luglio, resteranno chiuse. Da domani, teoricamente, dovrebbe esserci la riapertura. Ma tutto dipenderà dalla volontà della Banca Centrale Europea di erogare fondi di cassa straordinari agli istituti ellenici.
La Banca di Grecia ha chiesto 6 miliardi di Euro per poter quanto meno erogare ancora i 60 euro giornalieri previsti nel periodo di chiusura degli sportelli.
Teoricamente la Bce non potrebbe dare fondi di emergenza senza un accordo. E dato che le banche greche hanno nel loro capitale una percentuale significativa di titoli di stato (che ora potete immaginare quanto valgano dopo che da fine giugno la Grecia non ha restituito la rata al Fondo Monteraio Internazionale) il problema primario è la tenuta nel breve periodo degli istituti ellenici. Il mercato non darà certamente soldi ad un paese in sostanziale default (quindi vendere nuovi titoli di stato non è pensabile), la Banca centrale greca potrebbe stampare una nuova moneta, e sartebbe la fine dell’euro in Grecia col ritorno della dracma.
Vedi anche: Cosa succede se la Grecia esce dall’Euro
Come potete capire siamo già nell’ambito dell’ipotetico, la vera risposta al titolo del nostro articolo, cosa succede ora?, dovrebbe essere un eloquente “non lo sappiamo con certezza”.
Varoufakis si dimette
Il ministro delle finanze Varoufakis si è dimesso questa mattina. La finalità è quella di dare un segnale ai partner europei, “togliere di mezzo” il ministro più radicale (ma da molti colleghi ritenuto anche impreparato per il suo compito) e mostrare disponibilità al dialogo anche da parte greca.
La palla in mano al duo Merkel-Hollande
Dobbiamo essere franchi: attualmente l’Europa è un Unione a più “centri di coordinamento”. Ci sono certamente la commissione, il parlamento, l’Eurogruppo. Ma di fatto i paesi centrali del continente sono Francia e Germania.
Sono loro che hanno facilitato la fragilissima tregua tra Ucraina e Russia. E sono loro che impostano una linea “di partenza” su cui poi gli altri partner discutono o, spesso, semplicemente convergono. La cancelliera tedesca e il presidente franese si vedranno già questa sera in preparazione del decisivo vertice europeo di domani.
Le posizioni sembrano più nette in Germania dove nuove trattative sono viste come improbabili. Pare più aperta la posizione francese. Un socialista tedesco, Martin Schulz (ve lo ricorderete per il berlusconiano “kapò”), presidente dell’Europarlamento, aveva già detto prima del voto che la Grecia avrebbe dovuto reintrodurre una nuova moneta se avessero vinto i no, come è accaduto.
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