La protesta pacifica, degli oppositori di Hosni Mubarak è diventata un’autentica guerriglia urbana con i sostenitori del presidente-monarca, scesi in campo su istigazione del regime e delle forze di sicurezza fedeli al rais: il bilancio delle vittime è ancora incerto, ma fonti ospedaliere parlano di almeno 500 feriti mentre secondo la televisione di Stato – secondo la quale i feriti sono 403 – sarebbe stato ucciso almeno un militare, “un soldato di leva delle forze armate”. I feriti sono stati trasportati in una moschea della piazza, nella quale è stato allestito un piccolo ospedale da campo; secondo alcune testimonianze altre persone sarebbero tuttavia state ricoverate in un ospedale militare e il bilancio delle vittime potrebbe quindi essere più grave. Gli scontri, ancora in corso nonostante il coprifuoco, sono iniziati quando diverse centinaia di sostenitori di Mubarak – alcuni armati di bastoni e montati su cavalli e cammelli – sono entrati nella piazza dove erano presenti migliaia di manifestanti, molti dei quali vi avevano passato la notte dopo la “marcia del milione” svoltasi ieri: dopo una mattinata di tensione i due gruppi sono venuti alle mani con lanci di pietre e bottiglie, mentre alcune persone sarebbero state travolte dalla folla che cercava di allontanarsi dal luogo degli scontri. Nel mezzo dei tumulti un gruppo di dimostranti si è inginocchiato in preghiera verso la Mecca, mentre attorno a loro proseguivano le violenze; almeno sei “cavalieri” sono stati circondati dalla folla, disarcionati e picchiati a sangue. Calata l’oscurità , la piazza appare circondata dai sostenitori di Mubarak che hanno lanciato lacrimogeni e bombe molotov contro gli oppositori, che per uscire dalla Tahrir dovrebbero ora sfondare le linee dei filo-governativi. Secondo un comunicato diffuso da alcune organizzazioni dell’opposizione molti agenti in borghese si sarebbero infiltrati nei gruppi pro-Mubarak. Il Ministero degli Interni ha negato qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza ma Al Jazeera ha mostrato alcuni distintivi e documenti di identità delle forze dell’ordine che sarebbero stati strappati agli ‘infiltrati’.
3 febbraio 2011
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