L’epidemia di Ebola è in rapida diffusione in Africa occidentale: già 5000 i casi e 2500 i morti. Ci sono rischi anche per noi?
Ebola è un tremendo virus che ha una fortissima aggressività . I suoi sintomi sono a rapida comparsa, il periodo di incubazione infatti è compreso in una ristrettissima forchetta di 2-21 giorni entro il quale subentra anche il decesso (la mortalità è elevata, si ha un tasso di sopravvivenza che oscilla tra il 45 e il 10% a seconda del differente ceppo).
Il virus è conosciuto da quasi quarant’anni, già nel ’76 si era isolato il primo ceppo nella Repubblica democratica del Congo (Ebola è un fiume della parte nord di questo Paese e nella sua vallata si manifestò appunto il virus per la prima volta).
Ebola: sintomi e modalità di contagio
Il sintomo più eclatante è una febbre emorragica con temperatura corporea superiore ai 39 gradi, cefalea, dolori all’addome, nausea, senso di vertigine, faringiti, dolori muscolari. Subentrano poi forti diarree con sangue nelle feci, vomito nero, forte arrossamento oculare, petecchie.
Il decesso subentra per shock ipovolemico (sostanzialmente il calo rapidissimo del sangue che circola nel corpo a seguito di emorragie) e sindrome da disfunzione multiorgano.
Il contagio avviene per contatto diretto con un malato (cioè contatto con i suoi fluidi corporei, ad esempio la saliva o il muco, o il suo sangue). Il virus potrebbe essere passato all’uomo dopo l’assunzione di carne infetta di scimpanzé o antilopi (a loro volta contagiati da animali più piccoli delle foreste africane).
Diffusione virus Ebola
Attualmente il virus Ebola ha una forte incidenza nella parte occidentale dell’Africa: i paesi più colpiti sono Guinea, Liberia e Sierra Leone con qualche altro caso anche in Senegal e Nigeria.
Pur essendo così facilmente trasmissibile e così fortemente letale negli ultimi decenni Ebola è stato abbastanza controllato, diciamo “naturalmente”. Insorgeva in zone rurali, non ben collegate, e poteva essere circoscritto abbastanza facilmente. L’attuale volume di crescita del contagio fa temere che il virus possa insediarsi anche in contesti urbani dove potrebbe portare a danni umani sicuramente più elevati.
I dati più recenti pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (13 settembre 2014) parlano di quasi 5000 casi totali, tra probabili, confermati e sospetti, e di 2453 morti confermati. Questi numeri sono destinati purtroppo a crescere, si parla di una possibilità di raddoppiamento ogni tre settimane. Inoltre c’è un altro dato abbastanza impressionante: 300 operatori sanitari colpiti dal virus con circa la metà deceduti.
Gli Stati Uniti hanno deciso l’invio di 3000 soldati in Africa Occidentale: avranno il compito di intervento sanitario e logistico per isolare i focolai di malattia e tentare di contenerne gli effetti.
Ci sono pericoli per noi?
Attualmente non abbiamo nulla da temere. Nessun caso in Italia (ma nemmeno fuori d’Africa). I potenziali (remoti) rischi possono arrivare da due direzioni. La prima è quella di persone che sono state in questi paesi e che sono entrati a contatto con la malattia facendo rientro a casa prima dell’insorgere dei sintomi.
In questo caso l’Oms ha pubblicato un’infografica in cui si indicano alcune misure semplici di sicurezza (in vero abbastanza intuitive, ma ve le citiamo comunque):
- Allertare il personale di volo se un altro viaggiatore pare manifestare sintomi di Ebola.
- Allertare il personale di volo o i medici in loco se in prima persona si percepiscono questi sintomi (li abbiamo riportati sopra).
- Negli aeroporti e nei luoghi che si visitano evitare contatti con persone che manifestano sintomi di Ebola.
- Non toccare corpi di persone morte per Ebola.
- Pulirsi le mani spesso con sapone e acqua e frizionarle con alcool durante il giorno.
- Non mangiare carni di animali selvatici e evitare in generale il contatto ravvicinato con essi.
Un secondo elemento di pericolo può essere l’arrivo sul nostro territorio di viaggiatori malati provenienti dalle zone di contagio. L’Italia, come ha anche ricordato il Ministero della Salute in un report del 1 agosto 2014, non ha collegamenti aerei diretti con le tre nazioni più colpite. Il rilascio della libera pratica sanitaria alle navi che nelle tre settimane precedenti sono passate da uno dei porti dei Paesi colpiti può essere data solo solo dopo verifica Usmaf (Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera) della situazione sanitaria a bordo.
I migranti sono un pericolo?
Anche in questo caso è direttamente il Ministero della Salute a dire una parola definitiva. Il tempo che essi impiegano per arrivare sulle nostre coste è tale che i sintomi si manifesterebbero già durante la fase di avvicinamento all’Italia. Quindi sarebbero, nella remota possibilità della malattia manifestata durante la traversata, riconosciuti nella fase di analisi sanitaria pre-sbarco.
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