Chi è Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 che spaventa Salvini

Chi è Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 che salva persone in mare e fa innervosire tanto Matteo Salvini. Ha 31 anni ma già a 23 anni era capitana su una nave rompighiaccio.

Carola Rackete è diventata celebre in questi giorni per la fermezza e il coraggio con i quali ha affrontato una situazione decisamente difficile. I fatti sono noti: dopo aver preso a bordo 42 migranti al largo della Libia, ha prima rifiutato altri porti non considerati sicuri (compresa la stessa Libia), per poi portare la sua nave, la Sea Watch 3, verso le acque italiane.

Arrivata al largo di Lampedusa, nonostante il blocco imposto da Salvini, la 31enne capitana ha deciso di forzare tale blocco ed entrare nel porto. Questo perché la situazione a bordo era ormai insostenibile: i migranti, ma anche l’equipaggio (composto in gran parte da donne), erano stremati e alcuni minacciavano il suicidio.

Vedi anche: Carola Rackete libera, ecco perché

“La vita delle persone viene prima di tutto”

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“Io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione” così ha dichiarato Rackete.

Si è fatta arrestare senza paura

Le conseguenze di questo gesto sono note: la nave verrà sequestrata e lei, in quanto capitano, riceverà una multa di circa 50mila euro. Nella notte del 29 giugno 2019 la capitana ha deciso di attraccare al porto di Lampedusa ed è stata immediatamente arrestata.

Ma chi è Carola Rackete? Cosa ci fa una donna 31enne al posto di comando di una nave così difficile da gestire?

Il vero capitano del momento: a 23 anni capitanava una nave rompighiaccio

Si potrebbe parlare di sfida tra un presunto “capitano” (così viene chiamato Salvini dai suoi fan) e un vero capitano, o meglio capitana, cioè Carola Rackete, dato che la 31enne tedesca, a differenza del ministro italiano, è davvero un ufficiale di navigazione.

Salvini in queste ore l’ha attaccata in tutti i modi, dando segni di aver perso la pazienza, e definendo l’ufficiale di navigazione della Sea Watch 3 “una sbruffoncella”. Il ministro è apparso particolarmente spaventato dalla determinazione della tedesca, apparentemente per nulla impaurita dai toni usati da Salvini nei social.

Ma dato che stiamo parlando della vita delle persone, lasciamo perdere le sfide. Scopriamo invece la storia della capitana Carola, come viene chiamata da tutti, perché è piuttosto interessante.

E’ stata capitana su sei navi diverse e parla 5 lingue

Se vi sorprende che una donna della sua età sia a capo di una nave così, sappiate che è ufficiale di navigazione da quando aveva solo 23 anni e che è stata capitana in sei navi navi diverse, compresa una nave rompighiaccio al Polo Nord.

Tedesca, laureata in scienze nautiche, ha seguito un master in conservazione dell’ambiente e ha collaborato con Greenpeace. Altra differenza con Salvini, Carola Rackete ha fatto molti lavori, fra i quali la guida naturalistica nelle isole Svalbard. Dal 2016 si occupa di salvataggio di migranti in mare. Parla ben cinque lingue: tedesco, sua lingua madre, inglese, spagnolo, francese e russo.

Carola Rackete non usa i social network

Curiosità: ancora a differenza dell’altro “capitano”, cioè Salvini, la capitana Rackete non usa social network. E’ presente solo su Linkedin, una piattaforma social che viene usata in ambito lavorativo, e comunica indirettamente solo tramite brevi frasi o brevi video sull’account Twitter ufficiale della ong Sea Watch.

In molti in questi giorni l’hanno attaccata dicendo che è una “ricca”, e che quindi – non si capisce per quale logica perversa – non dovrebbe aiutare persone in difficoltà.

Ma è stata lei stessa ad affrontare questo argomento in un’intervista dove le veniva chiesto perché avesse deciso di affrontare una vita così difficoltosa salvando migranti nel Mediterraneo. Nel senso: chi gliel’ha fatto fare?

“Sono bianca, tedesca e nata in un paese ricco”

Carola Rackete ha risposto così: “La mia vita è stata facile. Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

Nonostante questo il web e in particolare i social network come Facebook e Twitter sono invasi da commenti sessisti, insulti pesantissimi e perfino minacce nei confronti della donna.

Ora, comunque la pensiate, cioè se pensiate che sia giusto salvare delle persone in mare o che sia più onorevole farle morire affogate o lasciarle nei lager libici dove vengono torturate e violentate, il comportamento della capitana Carola Rackete non può lasciare indifferenti.

L’Italia e i migranti

Ricordiamo che la decisione della capitana Rackete (e non Rakete o Rachete come scrive qualcuno) è giustificata da motivazioni umanitarie. Le persone a bordo sono scappate dai centri di detenzioni libici, paragonati a veri e propri lager, in cui hanno subito torture, abusi e violenze.

Per questo motivo non è detto che Rackete e la Sea Watch alla fine siano accusati definitivamente, come ricorda ad esempio Internazionale:

“Molti esperti hanno sottolineato che il secondo decreto sicurezza, rivolto in particolare alle navi umanitarie che soccorrono persone nel mar Mediterraneo, è in contrasto con diverse norme nazionali e internazionali che obbligano a soccorrere chi è in difficoltà in mare. Se il sequestro dovesse avvenire, dunque, c’è da pensare che il caso sarebbe impugnato dagli avvocati e potrebbe essere addirittura chiesto il risarcimento per la multa pagata. Se la comandante fosse accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il caso potrebbe essere portato fino alla corte costituzionale per dimostrare eventualmente che il decreto è contrario alla nostra carta fondamentale e segna un punto di rottura con la cultura giuridica del nostro paese.”

E’ utile sottolineare anche che i migranti in arrivo nel nostro paese sono diminiti dal 2017, nonostante sia aumentata la percezione del fenomeno. Il tasso di immigrati presenti in Italia è più basso della media europea, nonostante gli italiani siano, fra i cittadini europei, quelli più preoccupati del fenomeno.

Vedi anche: Cosa ha fatto il governo finora?

 

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