Un dispositivo di 72 pagine firmato Stefano Palazzi apre un ulteriore capitolo della querelle che mette di fronte Inter, Juventus e Figc e che ha per oggetto l’assegnazione dello scudetto del 2006.
Secondo il Procuratore federale, infatti, l’Inter allora presieduta da Giacinto Facchetti con Massimo Moratti azionista di riferimento, si macchio’ del reato sportivo di illecito, violando sia l’articolo 1 ma soprattutto l’articolo 6 del Codice di giustizia sportiva in vigore all’epoca dei fatti mettendo in atto “condotte certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della societa’ Internazionale F.C., mediante il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterita’, terzieta’, imparzialita’ ed indipendenza”.
In particolare, i contatti erano con i designatori di allora Bergamo e Pairetto allo scopo di “condizionare il settore arbitrale”.
Durissimo, dunque, il giudizio generale della Procura federale sull’argomento e altrettanto duro nei confronti di Facchetti, reo anche di cercare un “consenso preventivo” che “rappresenta un forte potere di condizionamento sui designatori arbitrali, fondato su rapporti di particolare amicizia e confidenza” per concludere che le condotte sono “certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore dell’Inter”.
Il procuratore Palazzi non risparmia neppure l’attuale Presidente nerazzurro Massimo Moratti, anche se gli concede qualche attenuante quando scrive che la sua condotta “appare presentare profili di rilievo disciplinare, anche se di gravita’ decisamente inferiore rispetto a quella sopra esaminata dell’allora Presidente”.
Per Palazzi, infatti, Moratti non poteva non sapere dei rapporti che Facchetti intratteneva con gli arbitri e lui stesso in alcune occasioni aveva parlato al telefono con Bergamo ritenendo le frasi pronunciate dal designatore come “tentativi di accreditamento”.