”La signora e’ la prima donna in Italia che dopo una chemioterapia antitumorale riesce a concepire un figlio grazie alla tecnica del congelamento degli ovuli”. A renderlo noto è Eleonora Porcu, ricercatrice dell’Universita’ di Bologna, che ne ha assistito la maternita’ ed ha ha presentato il caso davanti al congresso della Societa’ italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) a Palermo. ”Ogni anno -spiega la ricercatrice – sono centinaia di migliaia le donne che hanno problemi di fertilita’ per colpa del cancro. In Italia si stima che il problema riguardi dal 40 al 70 per cento delle donne sottoposte a chemioterapia: secondo Porcu, per il solo tumore al seno parliamo di un numero che oscilla tra le 15mila e le 26mile donne l’anno. A differenza del congelamento degli embrioni, continua la ricercatrice, il congelamento degli ovociti (cellule uovo, dette anche ovuli) e’ espressamente consentito dalla legge italiana e ha il vantaggio di poter essere praticato preventivamente, anche in assenza di un candidato papa’, in attesa del momento e della persona propizia.
”Alberta si rivolse a noi a fine 2008 su consiglio del suo oncologo” racconta Porcu. ”Prima di iniziare la chemio voleva sottoporsi alla crioconservazione degli ovociti. Qualche mese fa e’ tornata. La terapia aveva avuto successo e secondo gli oncologi poteva provare ad avere un figlio”. Come spesso accade, pero’, dopo una chemio puo’ essere difficile concepire in modo naturale, cosi’ Alberta e suo marito, , si rivolsero di nuovo al Centro per l’infertilita’ e la procreazione medicalmente assistita, diretto da Porcu e coordinato di Stefano Venturoli, presso il policlinico universitario S. Orsola Malpighi di Bologna. ”Scongelammo quattro ovociti e ottenemmo tre embrioni che trasferimmo nel grembo della mamma. Dopo 12 giorni gli esami rivelarono che uno di questi stava crescendo. La gravidanza era in corso”. Ad oggi sono circa un migliaio le persone nate da ovuli congelati.