I gruppi di opposizione della Camera non saranno presenti in aula questa mattina quando ci saranno le comunicazioni del presidente del Consiglio e non parteciperanno al dibattito, ma venerdì saranno in aula al momento del voto di fiducia per esprimere il loro no. “I gruppi parlamentari di opposizione non saranno presenti in aula durante le comunicazioni del presidente del Consiglio e non parteciperanno al successivo dibattito per non essere complici di una situazione che e’ ormai intollerabile”. Questa la decisione presa ieri pomeriggio dai capigruppo di tutti i partiti di opposizione, “I gruppi parlamentari di opposizione ritengono che questa situazione non sia piĂą ne decorosa, ne tollerabile per l’Italia”, si legge in un comunicato congiunto. “Il governo è incapace di dare risposte alle questioni economiche e istituzionali che sono aperte, dalla presentazione di provvedimenti urgenti per l’economia alla nomina del governatore della Banca d’Italia”, hanno sottolineato. “La bocciatura del rendiconto dello Stato configura inoltre una inedita situazione che nella storia della Repubblica si era risolta solo con le dimissioni dei presidenti del Consiglio – hanno ricordato – di conseguenza, il voto di fiducia chiesto dal governo non risolve i problemi costituzionali e aperti ed e’ soltanto un inutile tentativo di prorogare uno stato imbarazzante di incertezza e paralisi”.
Tuttavia, hanno aggiunto, “il rispetto per le istituzioni repubblicane e per il Parlamento ci impone di votare la sfiducia al governo rispondendo alla chiama di venerdì mattina”
Anche il Quirinale, con i comunicati di ieri, lascia intendere che alcune cose non gli sono proprio andate a genio, in questi due giorni di complicazioni politico-finanziarie che hanno fatto traballare il governo.
Napolitano non ha parlato in pubblico neanche ieri. Napolitano parla per comunicati. Due, nel corso della giornata. Uno la mattina ed il secondo al termine dell’incontro con Gianfranco Fini.
Punto primo: dalla vigile attenzione di ieri si passa alla preoccupazione. Punto secondo: dalla preoccupazione si passa alla precisazione. Cioe’: tocca a Berlusconi sbrogliare la matassa, e lo faccia domani, nelle sedi opportune. “Ho finora sempre preso imparzialmente atto della convinzione espressa dal governo circa la soliditĂ della maggioranza”, esordisce il Presidente della Repubblica, “ma la mancata approvazione, da parte della Camera, del Rendiconto Generale e le acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, suscitano interrogativi e preoccupazioni”. Ora bisogna vedere “se la maggioranza di governo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi piĂą urgenti del paese”. E sia chiaro: “E’ ai soggetti che ne sono costituzionalmente responsabili, Presidente del Consiglio e Parlamento che spetta una risposta credibile”.
Non tirare per la giacchetta, insomma, il Colle, per soluzioni che non gli competono. Come a ribadire il concetto, nel comunicato del pomeriggio il Capo dello Stato esprime “la convinzione che tocchi al presidente del Consiglio indicare alla Camera la soluzione”. Inoltre “sulla sostenibilitĂ di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro Presidenti”. Affermazione preceduta da una poco usuale premessa: Napolitano “ringrazia Fini per averlo messo al corrente della situazione”. Qualcun altro non lo ha fatto. Il Quirinale e’ vivamente stupito, per non dire irritato. E Fini, accusato oggi in Aula di non essere piĂą super partes, ringrazia soddisfatto.