Quali sono le città che attuano migliori politiche per gli animali? Sapete che solo 1 comune su 2 ha spazi riservati agli amici a 4 zampe? Che l’80% dei soldi è speso per i canili? E avete idea di quanti sono i controlli in un anno?
Animali: in quali città italiane i nostri amici a 4 zampe vivono meglio? Spesso leggiamo di statistiche sulla qualità della vita per gli umani, ma in quali parti delo stivale ci sono i migliori servizi per i nostri animali? Lo possiamo scoprire grazie all’annuale report di Legambiente, Animali in città 2015. E la situazione non è propriamente rosea…
Vedi anche: Animali esclusi dai beni pignorabili.
Assessorati e “canili” ci sono, i servizi un po’ meno
Cani, gatti, ma anche conigli, uccelli, pesci, animali esotici. Sono di tantissime specie gli amici che condividono con noi il tempo nelle nostre abitazioni. Il primo dato è che le istituzioni di “governo”, di “amministrazione” dedicate ad essi ci sono: quasi tutte le amministrazioni locali hanno un assessorato o un dipartimento riservato agli animali e alla loro tutela (il 90% dei comuni italiani). 8 Asl su 10 hanno un canile o una sezione di igiene urbana veterinaria.
Situazione un po’ differente sul piano dei servizi garantiti dove la variabilità è grande ma in generale la situazione risulta carente. Partiamo dal dato economico: la forbice è molto ampia, si va da città come Matera e Terni dove si spendono 13,15 e 10,3 euro/cittadino per servizi agli animali, ad altre come Padova dove la spesa scende drasticamente a 10 centesimi/cittadino.
La gran parte della spesa per gli animali è destinata ai luoghi di rifugio, cioè sostanzialmente ai canili, e in parte minore ai gattili e alle colonie feline ecc. L’80% del budget delle amministrazioni locali è riservato ai canili. Una cifra molto elevata che lascia purtroppo solo le briciole per tutti gli altri progetti. Per altro i canili sono quasi sempre gestiti non direttamente dai comuni ma da associazioni o da ditte pagate all’uopo.
Quanti cani abbandonati trovano un padrone?
Sono chiamati “animali vaganti”, sono quegli animali che sono prelevati per strada, senza un padrone, in gran parte abbandonati. In alcune città (poche) quasi tutti questi animali ritrovano una casa (e magari ci sono siti internet di promozione, newsletter funzionanti che indicano puntualmente gli animali adottabili ecc.).
Ma ci sono realtà dove questo avviene in minima parte come ad esempio Catanzaro (1 animale adottato/restituito al padrone/reimmesso in libertà come animale libero controllato su 11 catturati) o Avellino (1 su 8).
Le città più virtuose in questo senso sono Udine, Verbania e Pistoia.
Chi difende gli animali?
3 comuni su 4 hanno vigili urbani specificamente dedicati ai controlli per la difesa degli animali. 6 su 10 hanno lettori abilitati alla decodifica delle targhette degli animali. I controlli però sono pochissimi, (meno di 3000 in tutta Italia effettuati dai comuni, 1 ogni 5255 residenti in un anno; 4462 dalle Asl, uno ogni 6796 residenti in un anno) e la gran parte di essi in singole città come Prato Perugia, Pistoia, che sono anche quelle che recuperano tramite le sanzioni il maggior numero di soldi).
Abbastanza deprimente sapere che meno del 20% dei comuni sa che animali ci sono sul suo territorio. Solo il 18,8% dei capoluoghi ha mappature delle specie presenti e solo il 28% fa azioni di prevenzione mirate alla tutela della biodiversità.
E gli spazi per gli animali?
Soltanto 1 comune su 2 ha spazi all’aperto riservati agli animali di affezione. Al sud la situazione è in particolare critica con città importanti come Napoli con spazi ristrettissimi dedicati agli animali (un’area presente ogni 23,4 km2).
Per fare un raffronto, la virtuosa Siena ha un’area per animali ogni 7,9 km2.
Accesso a spiagge e luoghi pubblici e agevolazioni fiscali
Il 60% dei comuni ha emesso un regolamento sulla possibilità di accesso di animali a luoghi pubblici (uffici postali, comunali ecc.), molto meno quelli che hanno un regolamento per l’accesso alle spiagge (meno del 30%).
Qualche mosca bianca prevede agevolazioni fiscali a chi adotta cani (ma si parla di meno del 10% dei comuni italiani. Solo il 4,7% quelli che prevedono aiuti economici o sgravi fiscali a chi effettua pratiche atte a contenere la popolazione di cani e gatti.
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