Allarme Ebola: il virus colpisce Spagna e Stati Uniti. Ecco come e perché i malati sono arrivati anche da noi
Il virus Ebola è una tremenda malattia che sta attualmente facendo sentire i suoi effetti in particolare nell’Africa occidentale, tra Guinea, Liberia, Sierra Leone, Senegal e Nigeria. L’ultimo aggiornamento ufficiale della situazione, emanato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (data 3 ottobre 2014), indica in 7470 i casi totali (tra confermati, sospetti e probabili) e in 3431 i decessi. Il paese più colpito resta la Liberia con 2069 morti mentre in Guinea e Sierra Leone ci sono stati ad oggi rispettivamente 739 e 623 morti.
Primo caso confermato in America
La novità di questo report è l’inserimento del primo caso confermato fuori dal continente africano e precisamente negli Stati Uniti. Il malato risponde al nome di Eric Duncan, cittadini liberiano, che ha contratto la malattia in patria manifestandone i sintomi solo all’arrivo negli States.
Il caso di Duncan è quasi assurdo nella sua tragicità . Avrebbe contratto la malattia nell’atto di aiutare una ragazza diciassettenne incinta di sette mesi. Duncan, suo vicino di casa, avrebbe scambiato i sintomi di Ebola con quelli di una gravidanza anticipata e relative complicazioni.
Non trovando ambulanze avrebbe aiutato la ragazza a salire su un taxi per andare in ospedale. E proprio qui sarebbe avvenuto il contatto con i fluidi corporei della malata: per altro pare che anche il tassista e una zia che accompagnava la ragazza siano a loro volta deceduti.
Vedi anche: Ebola, l’epidemia cresce in Africa, e noi dobbiamo avere paura?
Ma la storia di Duncan è ancora più incredibile dato che il suo ingresso negli Usa era legato alla volontà di rivedere dopo 17 anni il figlio e di trasferirsi in America, raggiungendo lì il resto della famiglia. Per arrivare a Dallas, dove è ancora ricoverato, Duncan ha fatto scalo intermedio a Bruxelles e a Washington. Sotto osservazione ci sono altre 18 persone, in gran parte familiari dell’uomo, tra cui 5 bambini, che però attualmente non hanno dato indizi di sviluppo del morbo.
Il caso di Ebola in Spagna
Anche per quanto riguarda il primo contagio europeo abbiamo a che fare con una storia veramente tragica: la malata è un’infermiera che aveva prestato assistenza al missionario Manuel Garcia Viejo, a sua volta ammalatosi in Sierra Leone.
Sono frequenti i casi in cui a contrarre la malattia sono sanitari o religiosi che operano in queste zone. In qualche caso, come quello del cameraman free lance statunitense Ashoka Mupko, sono anche addetti all’informazione che stanno documentando quanto accade in Africa occidentale.
Il rischio può arrivare solo da un mix di inesperienza e non-trasparenza
Il caso Duncan è emblematico per mostrare cosa ci può essere di veramente rischioso rispetto ad una possibile diffusione dell’epidemia anche da noi. Duncan si è spostato fuori dall’Africa e non ha segnalato di essere stato a contatto con pazienti potenzialmente malati. Per questo ha anche un capo di accusa pendente in Liberia.
Arrivato negli States, a una prima visita è stato dimesso con unica prescrizione quella di assumere antibiotici. Insomma il rischio può arrivare da persone che si spostano, soprattutto in aereo, e che “imbrogliano”, magari anche involontariamente, su quanto hanno fatto nelle ore e nei giorni immediatamente precedenti la partenza. E il secondo rischio può essere quello che il personale sanitario scambi i sintomi di Ebola per altro.
Ad ogni modo, allo stato attuale, un vero pericolo di diffusione di massa del virus alle nostre latitudini resta remoto.
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