Il professor Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, intervistato da Sky News, spiega perché non ha senso vedere i dati dei contagi coronavirus giorno per giorno.
Vediamo allora cosa ha detto nel dettaglio e cerchiamo di capire perché i dati sui contagi giornalieri rischiano di essere fuorvianti. Ma anche cosa ci aspetta di qui al mese di maggio.
Covid – Rezza, come valutare i dati sul contagio
La variazione del numero dei contagiati sul è un argomento trattato quotidianamente dai giornali, dai siti d’informazione e in televisione. Tuttavia, la loro lettura giornaliera può confondere le idee sul reale andamento della diffusione del covid-19 in Italia.
Questo in sostanza il pensiero del professor Rezza, esposto su Sky con le seguenti parole: “Non possiamo valutare i dati giorno per giorno, perché in uno ci sono più diagnosi e in un altro meno. Andrebbero visti per data di comparsa dei sintomi, visto che i casi segnalati oggi in termini di inizio dei sintomi, risalgono a giorni fa e, in termini di contagio, probabilmente, a una settimana o dieci giorni fa addirittura”.
Quindi, il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ISS, ha mostrato ottimismo per il futuro: “I segnali che abbiamo e arrivano dalle terapie intensive, ci dicono che le cose stanno andando meglio per fortuna. Lo stesso per i dati dei nostri modelli matematici dell’ISS, che mostrano la riduzione di quel parametro che rappresenta la trasmissione del virus nella collettività”.
I dati sui contagi e le parole di Borrelli
I dati sui contagi, diramati ogni giorno dal capo della protezione civile Angelo Borrelli, come detto vengono costantemente ripresi e pubblicati dai media. In base a quanto detto da Rezza questo potrebbe fuorviare il pensiero dei lettori, sull’andamento della diffusione del virus in Italia.
Attualmente nel nostro paese i contagiati in più sono circa 2.500 al giorno, con una crescita stazionaria. Secondo gli esperti per vedere una sostanziale diminuzione di contagi bisognerà attendere almeno 1 o 2 settimane, mantenendo sempre le attuali misure restrittive. Insomma la situazione, anche se in miglioramento, è ancora difficile per la sanità italiana, che rimane sotto pressione.
Le altre dichiarazioni di Borrelli
Borrelli, intervenendo a Radio Anch’io, su Rai Radio 1, ha affermato che molto probabilmente, dopo Pasqua, gli italiani dovranno restare a casa anche durante la festività del 1 maggio.
Ecco le sue parole al riguardo: “non credo che passerà questa situazione per il primo maggio, dovremo stare in casa per molte settimane. E’ importante continuare ad attuare comportamenti molto rigorosi. Il coronavirus cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali, anche per il futuro, dovremo mantenere le distanze con gli altri per diverso tempo”.
Inoltre, secondo il capo della protezione civile, la fase due dell’emergenza, ossia quella in cui riprenderanno le attività e si potrà tornare ad uscire di casa, potrebbe partire intorno a metà maggio. Tutto però dipenderà da quella che sarà l’evoluzione dei dati sui contagi, a riprova della loro importanza e della capacità di leggerli nel modo corretto.
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