Come, e perché, invecchiano i muscoli

Un’importante ricerca statunitense ne rivela il meccanismo

(25 ottobre 2009) – Una scoperta scientifica potrebbe aiutarci a riparare e a rinnovare i tessuti, capacità che perdiamo invecchiando. È quella di un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Berkeley, guidati da Irina Conboy. Gli scienziati hanno scoperto un percorso biochimico fondamentale per l’invecchiamento dei muscoli, e hanno pubblicato i risultati sulla rivista “Embo Molecular Medicine”. Tutto è cominciato con gli studi sulla capacità delle cellule staminali adulte di riparare e sostituire i tessuti muscolari danneggiati, grazie a una rete di segnali molecolari che giungono dai tessuti circostanti.

Poi il gruppo di Irina Conboy ha visto che questi segnali si attenuano con l’invecchiamento e il ricambio delle cellule dei muscoli si fa molto difficoltoso. Le cellule staminali sono dotate di un recettore, chiamato Notch, che ne innesca la crescita quando viene attivato. Un altro recettore, invece, riguarda la proteina TGF-beta: quando però la quantità di quest’ultima è eccessiva, la cellula diventa incapace di moltiplicarsi. Semplificando, l’invecchiamento dei tessuti è associato al declino progressivo del Notch e all’aumento dei livelli di TGF-beta. Quest’ultimo giunge a impedire che le cellule staminali ricostruiscano i tessuti.
 
Lo studio dimostra inoltre l’importanza di un fattore strettamente collegato al recettore Notch: la proteina MAPK, importantissima per la formazione di muscoli e organi, diventa inattiva nel tessuto invecchiato. Nelle persone anziane i livelli di MAPK sono bassi, e perciò il percorso Notch non si attiva. Come conseguenza, le cellule staminali non sanno più rigenerare i muscoli. Però, come evidenzia la ricerca di Irina Conboy, intervenendo sul percorso di queste proteine è possibile aiutare i muscoli e i tessuti a riformarsi. Lo studio potrebbe aiutare a trattare diversamente molte malattie che affliggono i muscoli, ma potrebbe anche restituire a persone anziane più tonicità e capacità di movimento.

«Ho scelto di lavorare sulle cellule staminali dei muscoli – spiega Irina Conboy – perché pensavo che anche quando invecchiamo queste cellule rimangono relativamente giovani. Magari, forzando la capacità rigenerativa delle staminali degli organi, potremmo ritardare, o invertire, il processo di invecchiamento. Non perché voglia arrivare all’immortalità o alla fonte della giovinezza – precisa la scienziata – ma perché diversi disagi legati all’invecchiamento possono in realtà essere ritardati». Con un vantaggio in più, del tutto inaspettato: secondo Irina Conboy, se ci fosse la possibilità di vivere in salute più a lungo, ci si prenderebbe più cura dell’ambiente. 

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