Elezioni Usa 2016: Hillary Clinton potrebbe avere qualche problema verso la corsa alla presidenza. C’entrano dei soldi ricevuto dalla fondazione di famiglia provenienti dall’estero. Su cui qualcuno sospetta possibili conflitti di interessi, se non addirittura “corruzione”…
Elezioni Usa 2016: nei confronti di Hillary Clinton, che ha recentemente annunciato in via ufficiale la sua candidatura, come è abituale negli Usa per ogni candidato, si sta facendo una serrata analisi della biografia e dei suoi comportamenti passati.
In prima battuta era nata la polemica su un uso un po’ troppo disinvolto della mail privata impiegata anche per missive istituzionali (con gli ovvi problemi di sicurezza). Nelle ultime ore la polemica si è spostata su un altro fronte, quello di chi sovvenziona la sua azione politica.
Usa: finanziamenti privati ai candidati leciti e pubblici
Negli Stati Uniti il sistema di “donazione” ai candidati è ormai collaudato. Qualsiasi privato può sovvenzionare la campagna di uno o più candidati con elargizioni di denaro e ovviamente il tutto è (o dovrebbe essere) fatto nella massima trasparenza, con nomi, cognomi, entità delle donazioni.
Per fare un esempio: i miliardari fratelli Kock (a capo di Koch Industries e ai primi posti nella lista degli uomini più ricchi al mondo 2015) hanno promesso per i candidati repubblicani la cifra monstre di quasi 900 milioni di dollari (più del doppio di quanto donarono alle elezioni Usa 2012 tra elezioni nazionali e singoli collegi).
Chiaramente a fronte di un esborso così corposo il donatore, in particolare un gruppo che ha nel settore chimico-petrolifero il suo core business, si aspetta una politica più “morbida” sui temi ambientali, sulle regole finanziarie, sulla tassazione ecc.
Le cifre di cui si sta parlando in questi giorni per la Clinton sono più basse ma la ragione della polemica è un’altra.
Hillary Clinton: soldi dall’estero e possibili conflitti di interesse
Hillary Clinton è stata segretario di stato Usa dal 2009 al 2013: ogni donazione che la riguarda, soprattutto se proveniente dall’estero, è vagliata ai raggi x per possibili rischi di conflitto di interessi.
Facciamo un passo indietro: Bill Clinton ha creato nel 2001 la Clinton Foundation, una fondazione filantropica di cui faceva parte anche la moglie Hillary (ha annunciato le dimissioni dal board dell’associazione il 13 aprile scorso, in contemporanea con la sua “discesa in campo”). Continuano a farne parte il marito Bill e la figlia Chelsea.
La fondazione riceve abitualmente donazioni anche dall’estero (e qui una possibile ragione di conflitto di interessi, visto il quadriennio passato dalla Clinton a Segretario di Stato Usa).
La lista dei finanziatori è corposa ma, proprio per evitare ogni contestazione, in vista delle elezioni del 2016, il consiglio di gestione dell’associazione ha annunciato che da qui in avanti verranno accettati esclusivamente soldi provenienti da donatori di 6 stati: Canada, Germania, Olanda, Australia, Gran Bretagna e Norvegia.
Nel passato invece, secondo le liste rese note, sono arrivati contributi tra i 10 e i 25 milioni di dollari da Arabia Saudita, Norvegia, Australia, Repubblica Dominicana, tra i 5 e i 10 milioni da Irlanda, Kuwait, Olanda, tra 1 milione e 4 milioni da Qatar ed Emirati Arabi.Â
Tutto lecito, ma ovviamente l’attenzione per tutto quanto versato dall’estero, in particolare da Paesi potenzialmente “critici”, resta molto alta, vista la carica di capo della diplomazia Usa ricoperta dalla Clinton.
351 milioni di dollari di bilancio per la fondazione
Il Wall Street Journal ha pubblicato anche i bilanci della fondazione: nel 2013, ultimo dato disponibile, il bilancio ammontava a 351 milioni di dollari (con una crescita notevole rispetto all’anno precedente di 100 milioni di dollari).
Newsweek ha invece citato elargizioni di denaro ricevute dall’oligarca ucraino Pinchuk che è in rapporti d’affari con l’Iran.
L’ex candidato repubblicano alle elezioni del 2012 Mitt Romney ha fatto commenti molto pesanti a proposito di queste donazioni. Romeny ha alluso al fatto che la Clinton pare quasi essere stata “corrotta” quando era segretario di stato. In particolare il riferimento va a un intricato affaire di vendita di miniere alla Russia.
L’affare uranio costerà la presidenza a Hillary?
In breve: il 20% della produzione di uranio statunitense è stato acquisito dalla Rosatom, azienda statale russa. Il passaggio della Uranium One (che però era azienda canadese e, appunto, controllava queste miniere negli Usa) ai compratori russi fu avallato anche dalla segreteria di stato (essendo la risorsa ritenuta strategica e quindi necessaria anche il placet federale).
Il problema è che la Clinton Foundation ha avuto tra i suoi donatori proprio la Uranium One e personaggi ad essa legati (si parla di 2,3 milioni di dollari ma anche di un assegno di 500 mila dollari dato a Bill Clinton, per una conferenza, da una banca d’affari russa, coinvolta a sua volta nell’affare Uranium).
Problema ulteriore: i soldi arrivati dalla Uranium One non furono resi pubblici (dalla Fondazione Clinton spiega la cosa con il fatto che in realtà i soldi furono versati ad una fondazione “parallela” canadese separata da Clinton Foundation e che dunque la legislazione canadese tutelava il donatore).
Se tutto questo possa bastare per fermare la corsa alla Presidenza della Clinton è difficile a dirsi (con quanto è uscito fino ad ora ci sentiamo di dire di no): di certo qualche grattacapo lo creeranno e la cosa non sarà dimenticata durante la campagna elettorale.
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