La festa delle donne nel paese del burqa

donneafganeNonostante il freddo intenso e la neve, niente ha impedito alle donne afghane di scendere in piazza per celebrare, a modo loro, la festa delle donne.. Con tutta probabilità più che in ogni altro paese al mondo, l’8 marzo delle donne afghane è quanto di più tragico e simile a quello che accadde oltre un secolo fa negli Usa, quando oltre un centinaio di operaie morirono bruciate nel rogo della fabbrica dove lavoravano ed erano state rinchiuse dai datori di lavoro per punirle per aver scioperato. In Afghanistan, questa ricorrenza, rappresenta appieno il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità. Anche in Afghanistan c’è poco da festeggiare e molto da protestare, molto da resistere contro un’oppressione, che appartiene a una cultura rurale, atavica, difficile da sradicare, alla quale si sono aggiunte le idee mussulmane oscurantiste dei talebani. L’associazione Rawa, fondata nel 1977 da Meena, un’attivista uccisa l’anno successivo, ha più volte denunciato la situazione di oppressione nella quale si trovano le donne afghane. A cominciare dalla differenza d’istruzione: la maggioranza delle bambine non frequenta le scuole primarie, poche arrivano a quella secondaria e pochissime proseguono gli studi. Le attiviste di Rawa che sono state oggetto di gravi atti di violenza da parte dei fondamentalisti, sono costrette ad operare nell’ombra, a muoversi nell’anonimato, spesso costrette a cambiare casa e città. Alla vigilia della festa hanno rilasciato una durissima dichiarazione:«Nella giornata dell’8 marzo, le donne afghane piangono ancora per gli stupri di gruppo, per essere bastonate in pubblico dai più schifosi figuri, per essere messe in vendita come merci al mercato, e per le loro giovani figlie che mettono fine a una vita miserabile sacrificandosi». Ciò che è peggio per loro, non è solo dover combattere contro un modello di società arcaica, ma dover quotidianamente misurarsi con un governo, quello di Karzai che doveva rappresentare un nuovo modello di vita, invece risulta essere ipocrita e corrotto. «Il governo – dicono – ha sempre festeggiato l’8 marzo promettendo in questa giornata grandi concessioni alle donne: diritti, uguaglianza, parità di accesso all’istruzione, alla sanità, per poi rimangiarsi tutto a partire dal giorno successivo».
 In Afghanistan, secondo l’ultimo report di Human Right Watch, l’87% delle donne denuncia di essere stata vittima di violenza, oltre il 50% di natura sessuale; il 60% dei matrimoni è forzato e il 57% di questi riguarda ragazze al di sotto dei 16 anni. L’autoimmolazione è uno dei metodi più usati dalle donne per sfuggire alla violenza e alla brutalità della loro vita: nello scorso anno, nel solo ospedale di Herat, sono arrivate 80 donne che avevano tentato il suicidio dandosi fuoco.

di Redazione Donnesulweb

8 marzo 2011

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