Grecia: accordo per un prestito triennale molto elevato, 80-86 miliardi di dollari. Ma i Greci devono approvare entro mercoledì un pacchetto molto pesante di riforme.
Grecia, accordo firmato dopo una maratona negoziale di oltre 17 ore. Una notte drammatica per l’Unione che si è conclusa con un patto sottoscritto all’unanimità tra tutti i membri. Che cosa prevede l’accordo?
86 miliardi di euro di prestito triennali
L’entità complessiva dei nuovi aiuti alla Grecia è estremamente cospicua: nessuna cifra messa nera su bianco, ma si parla di 80-86 miliardi di euro (per capire la corposità  del piano fate conto che tutto il debito greco si aggira intorno a 4 volte questo importo).
L’Eurogruppo discuterà in tempi brevi (se la Grecia farà subito un pacchetto di riforme, vedasi ultimo paragrafo) un primo prestito-ponte fondamentale per dare quella liquidità immediata necessaria a far tornare a funzionare “normalmente” il sistema bancario (probabilmente resteranno dei limiti sul trasferimento di beni all’estero).
Vedi anche: Default Grecia: 5 verità sulla crisi.
Niente taglio del debito ma solo una ridiscussione dei tempi di pagamento e una riduzione dei tassi di interesse (ancora una volta anche questo è subordinato alla preliminare approvazione parlamentare delle misure richiese).
Ma l’accordo dovrà essere sottoscritto da tutti i parlamenti della U.E.
Accordo trovato, borse in risalita, spread in discesa. Ebbene: tutti contenti? Purtroppo dobbiamo rispondere negativamente. I termini dell’intesa dovranno essere confermati da tutti i parlamenti nazionali dei Paesi U.E.
Direte: ma la Grecia ha già sforato la data per la restituzione della rata del F.M.I., i tempi non sono stretti? Esattamente: ma il bizantino funzionamento dell’Unione Europea con centri decisionali frastagliati, tavoli diversi, trattative “rietrette”, trattative allargante, alla fine non può nemmeno arrivare ad un punto finale. Perché, appunto, serviranno le approvazioni delle assemblee parlamentari nazionali.
E il problema maggiore potrebbe arrivare, paradossalmente, proprio dalla Grecia. Dove Tsipras è stato eletto con una maggioranza anti-austerithy, ha fatto votare in un referendum su misure che molti giudicano più morbide di quelle attualmente in discussione, e ora si trova un partito spaccato, con molti contrari all’accordo (compreso l’ex ministro delle finanze Varoufakis e soprattutto la presidente del parlamento Zoe Konstatopoulou che potrebbe rallentare i lavori) e nessuna certezza che il voto dei deputati sia maggioritario per il sì, nemmeno con la stampella che si spera arrivi dalle opposizioni.
Riforme entro mercoledì 15 o niente soldi
Per altro la Grecia è tenuta ad una “road map” per le riforme estremamente contingentata, già entro mercoledì 15 luglio dovrebbe varare una serie di misure e il meccanismo è rigido: soldi solo dopo le riforme. Di cosa si tratta? In buona parte di quanto già era inserito nella proposta greca fatta ai creditori. Ci sono anche ulteriori provvedimenti che i deputati ellenici dovranno far passare in tempi superrapidi: in sostanza poco più di 48 ore.
Un codice di procedura civile più efficiente che contribuisca a smaltire il lavoro dei tribunali, un istituto di statistica completamente non dipendente dal governo e più affidabile, un aumento del 2% del contributo sanitario nelle pensioni. Si legge anche altro in giro ma onestamente ve lo risparmiamo in attesa di avere conferme più certe.
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