Vaccinazioni in Italia e mamme emiliane prime della classe, piemontesi rimandate. Fondamentali le campagne regionali
(25 ottobre 2009) – Scarsa conoscenza delle mamme italiane verso le nuove vaccinazioni, in grado di prevenire le più comuni e diffuse malattie infettive del bambino. Questo il risultato preoccupante dell’indagine svolta da Elma Research per Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) proprio sul grado di conoscenza delle patologie infettive. Per nove mamme su dieci è sconosciuto sia il vaccino contro l’otite, sia quello contro il rotavirus, che colpisce ogni anno in Italia 400 mila bambini sotto i 5 anni con gravi gastroenteriti. «I dati dello studio», spiega Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da, «sono sconfortanti». «La scarsa conoscenza delle donne sulle ultime opportunità in ambito vaccinale pediatrico – come, per esempio, il vaccino contro il rotavirus, responsabile dell’84% di tutte le enteriti virali – mette in evidenza una scarsa consapevolezza della gravità di alcune malattie infettive, prevenibili proprio con un vaccino».
La responsabilità spesso è da ricondurre alle Istituzioni. «Dove queste sono maggiormente presenti con campagne di informazione strutturate », precisa Elena Ripamonti, Managing Director Elma Research, «le mamme sono ben indirizzate, come in Emilia Romagna; dove le Istituzioni mancano, invece, e vi è un forte scollamento rispetto alle figure mediche, si evidenzia una carenza di informazione e un maggiore timore verso le malattie, come nel caso delle mamme piemontesi». Eppure il desiderio di saperne di più c’è, come chiedono nove mamme su dieci. «In Italia la situazione è anomala. I piani vaccinali sono statici e non aggiornati in base all’epidemiologia e alle nuove esigenze», afferma Giorgio Bartolozzi, Professore di Pediatria all’Università di Firenze e Membro della Commissione Nazionale Vaccinii. «Inoltre, la loro applicazione è rimessa alle Regioni, che devono fare i conti non solo con logiche di utilità , ma anche economico-finanziarie. Regione che vai, quindi, vaccino che trovi». Il caso della varicella è significativo: pur essendo una malattia più nota rispetto ad altre, il vaccino viene eseguito gratuitamente ai nuovi nati solo in quattro Regioni (Veneto, Toscana, Puglia e Sicilia).
Va meglio, invece, per i vaccini da eseguire prima della gravidanza. «È opportuno», precisa però Alessandra Kustermann, responsabile del Servizio di Diagnosi prenatale e del Centro soccorso violenza sessuale all’Ospedale Policlinico Mangiagalli e Regina Elena di Milano, «che le donne conoscano preventivamente alla gravidanza il proprio stato immunologico eseguendo screening per le malattie infettive quali citomegalovirus, rosolia e toxoplasmosi in modo da evitare di concepire proprio mentre una di queste infezioni è in corso». «Il medico di base», suggerisce infine Kustermann, «dovrebbe consigliare il vaccino a tutte le donne in età fertile insieme a quello per l’epatite B ed ha un senso, infine, anche effettuare lo screening per sifilide e HIV, perché questo modifica la condotta ostetrica».