Riforma di rilievo storico per il mondo del lavoro e per l’Italia. Per il premier Mario Monti è un buon “punto di equilibrio” in un clima acceso da “aspetti di contrasto tra visioni diverse”. Per il ministro del Lavoro, Fornero, si tratta di una riforma che porterà “crescita e occupazione”, “efficienza e equità”, pensata “nell’interesse generale del Paese”,
Nel testo chiuso dal governo e inviato al Quirinale, c’è il passo indietro sulle modifiche all’articolo 18: non c’é più solo un indennizzo per i licenziamenti per cause economiche illegittimi, il giudice potrà valutare anche la reintegra nel posto di lavoro se c’è “manifesta insussistenza” della motivazione. Una soluzione che va nella direzione auspicata dai sindacati. Ma che infiamma il mondo delle imprese: “Modifiche inaccettabili”, hanno dichiarato Confindustria, l’associazione bancaria Abi, le imprese assicurative dell’Ania, e l’alleanza delle cooperative: “Piuttosto che una cattiva riforma, è meglio non fare alcuna riforma”.
Ancora nessun commento dalla Cgil; in Corso Italia si attende il testo del Ddl: “Non vorremmo ritrovarci sorprese come in altre occasioni”, dice Susanna Camusso. La soluzione sull’articolo 18 non è scritta “con la mia penna ma è un passo avanti importantissimo e risponde alle ansia che si stava diffondendo in milioni di lavoratori”, commenta il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, che auspica che siano “tutti” soddisfatti, anche la Cgil. Per il leader dell’Udc Pierferdinando Casini “il governo ha lavorato bene”, si apre il confronto parlamentare “con costruttiva serenità”. Mentre l’Idv di Antonio Di Pietro Attacca: il Governo “getta fumo negli occhi”, il vero obiettivo è “avvallare licenziamenti facili”.
Con il nuovo Ddl “costi ma anche opportunità per le imprese”, per i lavoratori “più rischi per chi aveva un posto di lavoro blindato ma maggiori occasioni di impiego per chi stava fuori dalla cittadella” dei più garantiti, spiega Fornero: l’articolo 18 era stato “una grande conquista” ma “il mondo é cambiato”, andava eliminato il dualismo garanzie-precarietà Premier e ministro non hanno risparmiato stoccate alle imprese: “Se ritenevano ci fosse un alibi è stato tolto: non venite più a dirci che non investite in Italia perché c’é l’articolo 18”. L’obiettivo del governo era “incentivare gli investimenti esteri in Italia ma anche che le imprese italiane non vadano in Serbia come sta accadendo in modo imbarazzante”.