I derivati sono nati nel commercio come contratti di compravendita che fissano il prezzo di merci che verranno fisicamente consegnate in futuro: questo per diminuire il rischio della variabilità del prezzo di vendita o di acquisto di un prodotto. I contratti derivati possono essere collegati a prodotti come la farina, ma anche al metano, al petrolio, ai tassi di cambio sul mercato internazionale delle valute, a titoli azionari
Il guadagno o la perdita viene realizzato sulla differenza di valore del paniere sottostante al contratto. Sono quindi strumenti finanziari che possono consentire grandi speculazioni ma che espongono anche a rischi. Esistono due tipi di contratti derivati: quelli regolamentati, certificati da enti pubblici e contrattati su Borse controllate, come i cosiddetti futures, e quelli over the count, detti anche più brevemente Otc. Nel primo caso l’acquirente deve versare preventivamente su conti vincolati il valore dell’acquistato, affinchè sia ridotto il rischio di insolvenza. Nel secondo caso si tratta di strumenti finanziari non regolamentati e non controllati, il cui commercio in tutto il mondo avviene con un semplice accordo tra chi compra e chi vende. Proprio gli Otc sono gli strumenti più speculativi e rischiosi dei mercati finanziari. La possibilità di ottenere lautissimi profitti deriva dalla capacità di prevedere l’andamento dei mercati. I derivati sono al centro di numerose inchieste aperte dalla magistratura italiana per presunte truffe ai danni di amministrazioni comunali da parte di istituti di credito. Con questa ipotesi di reato sono già state rinviate a giudizio quattro banche per una operazione in derivati ai danni del Comune di Milano.
9 agosto 2010
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore