Ue, gli italiani che contano

Chi sono gli italiani che contano di più nell’Unione Europea. Ecco l’elenco dei nomi

L’Italia frana, ma non gli italiani. Siamo quasi al paradosso. Mentre il Bel Paese sbanda pericolosamente su un debito pubblico alle stelle, subisce i severi richiami della Ue a risanare i conti in rosso e tenta di dribblare le insidie di una maggioranza di governo in perenne fibrillazione, fragile e stressata dalla crisi economica, gli italiani salgono ai vertici dell’Europa. Parrebbe quasi una clamorosa rivincita, suggellata dalla nomina di Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia, alla guida della banca centrale europea, vale a dire il cuore dell’euro, l’istituzione che decide la politica monetaria dell’Europa.

Un posto chiave che Draghi si è conquistato sul campo, per merito e autorevolezza e che ci ha fatti entrare nel ristretto club di chi decide a livello internazionale, quella elite che ingloba Ben Bernanke (alla guida della Federal Reserve) e Christine Lagarde (del Fondo monetario internazionale) e che stabilisce le nostre sorti finanziarie.

Il fatto è che Draghi non è solo. Accanto a lui ci sono altri uomini che contano davvero sullo scacchiere globale. Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, tiene le redini del Comitato economico e finanziario che nella Ue detta legge sui vertici dei ministri finanziari.

Marco Buti è il direttore generale di Ecofin, vale a dire il guardiano delle finanze pubbliche dei Paesi membri, dei mercati finanziari, dei movimenti di capitali. Lorenzo Codogno è alla testa del Comitato europeo per la politica economica, cui si devono gli studi ai quali l’Europa attinge per le riforme strutturali.

Andrea Enria, a sua volta, guida l’Eba, l’Autorità bancaria europea, che sorveglia, con compiti di vigilanza, gli istituti di credito.

Una stagione felice? Certo, un così nutrito drappello di italiani ai piani alti delle istituzioni europee non si era mai visto, tanto che la Germania, e non solo, non nasconde un po’ di stizza per il nostro strapotere nei posti chiave. E sembra essere altrettanto certo, secondo gli addetti i lavori, che non si tratta del risultato degli sforzi di Roma per contare di più, piazzando gli uomini giusti al posto giusto. Che poi questo segni punti a favore dell’Italia resta da vedere. Meglio raffreddare i facili entusiasmi in questo scorcio di stagione politica in cui gli ostacoli e le incognite non si contano, a partire dal rischio di una doppia recessione e dalla sonora bocciatura arrivata dalle agenzie di rating, con il declassamento del Paese.

© Riproduzione riservata

 

Ben tornato!