La voce che circola negli ambienti della Ue allarma i Paesi periferici dell’Eurozona. Secondo queste voci la Cdu, il partito della lady di ferro tedesca Angela Merkel, starebbe accarezzando l’idea di un nocciolo duro della moneta unica, un’area asciugata dai Paesi in bilico, a partire da Grecia e Spagna. Per poi proseguire, forse, con tutti quegli altri Stati il cui debito pubblico potrebbe scatenare un contagio capace di trascinare nel baratro la divisa europea. Non stupisce più di tanto, quindi, l’allarme lanciato dai vertici del Fondo monetario internazionale, e precisamente dal numero uno Christine Lagarde, che ha fissato in tre mesi il tempo massimo per salvare l’euro. Possibile? La Grecia, martoriata dalla più grave crisi economica e finanziaria della sua storia, rischia, al minimo passo falso, di uscire dall’Eurozona e tornare alla dracma. Il piano di salvataggio della Spagna, altro Paese avvitato in una profondissima crisi, aggrava la situazione. Madrid ha chiesto aiuto per le sue banche, terremotando i mercati, e spostando contemporaneamente l’attenzione sull’Italia, che sembrava essersi collocata in una posizione di sicurezza, e che invece deve nuovamente fare i conti con uno spread al galoppo e un debito pubblico che nel 2012 potrebbe arrivare a quota 2mila miliardi. Un quadro aggravato dagli ingentissimi danni provocati dal terremoto che ha colpito l’Emilia. Che la situazione dell’Eurozona sia difficilissima, e che abbia teso al massimo anche il filo dei rapporti tra i Paesi membri, è confermato dall’incidente diplomatico tra Italia e Austria. Vienna, per bocca del ministro Maria Fetker ha ipotizzato una richiesta d’aiuto da parte dell’Italia, il premier Mario Monti, irritatissimo, ha smentito. Ma il dietrofront della Fetker non è stato certo sufficiente a calmare le acque e soprattutto a cancellare il timore che la moneta unica sia pericolosamente vicina al capolinea. I mercati, si sa, non perdonano. E in questa situazione di sfiducia hanno massacrato ogni granitica certezza sulla solvibilità dei Paesi in forte affanno. Borse in picchiata, rendimenti dei titoli di Stato – quelli italiani ma anche quelli spagnoli – nuovamente alle stelle, moneta unica sfiancata. Tanto da preoccupare anche la Casa Bianca, con Obama in stretto contatto con i leader europei. In uno scenario da brivido, nel quale l’Italia corre nuovamente il pericolo di diventare preda degli speculatori, a dettare legge è ancora una volta la Germania, che sulla linea del rigore ad oltranza non retrocede di un passo. E che sembra anche disponibile a mettere tutto in discussione, persino ad accettare che venga nettamente modificato il perimetro dell’Eurozona. “Un po’ di purificazione farà bene”, pare abbia detto Angela Merkel a un altro leader europeo. Tanto per mettere le mani avanti anche sulla Grecia, la cui uscita dall’euro sembra in fondo non spaventare più di tanto la cancelliera tedesca, che non pare tanto disponibile ad assumersi impegni forti per la crescita, tanto per acquietare i mercati. Monti chiede all’Europa un patto di ferro da presentare al summit del 28 giugno, la Merkel prende tempo e si ritrae anche di fronte alle richieste di rassicurazione nel caso la Grecia, di nuovo a elezioni, non sia costretta, come appare sempre più probabile, a dire definitivamente addio alla moneta unica. Per i Paesi europei la prospettiva di un ritorno alle vecchie monete nazionali è catastrofica, roba da gelare il sangue. Perché le conseguenze sarebbero praticamente immediate. Con il crollo del potere d’acquisto, prima di tutto. Poi con materie prime molto più care, cosa che nel caso dell’Italia, visto che le importa, sarebbe devastante. Quindi inflazione fuori controllo. Senza dimenticare i mutui: andrebbero alle stelle.