Gli ultimi dati di Banca d’Italia mostrano che fra dicembre e gennaio il credito ai residenti si è contratto di 30 miliardi. Va precisato che la stretta sul credito, che si manifesta non solo con una contrazione dell’offerta ma anche tramite un aumento dei tassi di interesse e delle garanzie collaterali richieste, è dovuta non solo ad un calo dell’offerta di credito ma anche ad una riduzione della domanda di prestiti richiesti per finanziare gli investimenti.
Questa stretta creditizia, senz’altro sintomo della difficile situazione economica, è anche frutto però della difficoltà delle banche nel reperire finanziamenti. Per questo la decisione della Bce di immettere circa 1000 miliardi di euro di liquidità nel sistema bancario europeo, attraverso le Long Term Refinancing Operations (Ltro), è risultata essenziale per evitare una drammatica crisi di liquidità offrendo al sistema bancario europeo un finanziamento a basso prezzo.
Il problema non è nuovo
Una buona parte della liquidità iniettata dalla banca centrale è stata utilizzata dalle banche per l’acquisto di titoli di stato. Infatti, nei mesi di dicembre-gennaio, le banche hanno acquistato titoli di stato per 32,6 miliardi di Euro mentre, nello stesso periodo, i prestiti a famiglie ed imprese sono diminuiti notevolmente. Un’altra parte è servita a rimborsare obbligazioni bancarie, costose da rinnovare agli attuali prezzi di mercato. Va in ogni caso sottolineato che, in mancanza di finanziamenti della Bce, la stretta creditizia sarebbe stata ancora maggiore.
Con queste operazioni di finanziamento la Bce, di fatto, si sostituisce al mercato finanziario, certamente mitigando i sintomi del problema ma senza risolverlo. Infatti il problema del credit crunch è reso più acuto dalla crisi attuale ma ha origini più lontane. Da tempo le banche italiane (e non solo italiane) manifestano un problema di riduzione dei depositi, ovvero hanno un rapporto prestiti-depositi che è oltre al 100 per cento. Gi interventi della Bce tramite le Ltro non possono che essere una soluzione temporanea, anche nel caso in cui la seconda recente operazione dovesse avere l’effetto sperato di aumentare i crediti alle imprese. Eppure le banche sembrano fare sempre più affidamento sui prestiti della Banca centrale; nel 2011 il ricorso al finanziamento per mezzo di operazioni di politica monetaria è quadruplicato, viceversa è diminuita la raccolta dalla clientela italiana (depositi e obbligazioni). Lo scenario diventa preoccupante se si pensa che le banche potrebbero diventare dipendenti dal finanziamento facile della Bce, chiedendo il prolungamento delle condizioni applicate con le Ltro. La Bundesbank non ha mancato di manifestare la sua preoccupazione chiedendo una “exit strategy”.
Cosa si può fare
E’ ormai chiaro che il credit crunch non è semplicemente un problema contingente alla crisi ma strutturale. Tra l’altro, Basilea III imporrà agli istituti bancari di avere, a parità di impieghi, un corrispettivo di capitale più elevato. Inevitabilmente quindi le banche, dovranno scegliere di aumentare il capitale, mantenendo invariate le attività , oppure di ridurre gli impieghi. Pertanto l’entrata in vigore di queste nuove regole potrebbe implicare una nuova stretta sul credito.
Per risolvere veramente il problema è necessario trovare soluzioni alternative. Una possibilità sarebbe per le imprese di ridurre la propria dipendenza dal finanziamento bancario, potenziando invece la raccolta sul mercato obbligazionario. Per quanto riguarda i prestiti alle famiglie, le banche italiane potrebbero ricorrere a processi di securitisation, ovvero di trasformazione dei prestiti in titoli collocabili sul mercato, in modo da ridurre la quantità di debito ipotecario iscritto nel loro attivo.
A livello europeo, un modo per favorire i finanziamenti delle banche attraverso i canali ordinari (clientela ed interbancario), sarebbe per la Bce di assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati più deboli, potenziando l’acquisto di titoli di stato riducendone così i rendimenti, contribuendo a diminuire in questo modo i costi di finanziamento delle banche sul mercato.
Gioralista economica, e scrittrice. Collabora da anni con il Sole 24ore
articolo chiarissimo, ma come convincere la Germania?