“Lo studio – spiega una nota dell’Ente è stata coordinato dal settore statistica della Regione e realizzato su due ampi campioni (3 mila donne imprenditrici e 3 mila donne in età 25-44 anni).
24 novembre 2009
Alcuni dei dati più significativi della ricerca:
ben il 40,8% delle imprese in cui figurano donne imprenditrici o comunque titolari di cariche sociali si concentrano nei servizi (contro il 34,9% del commercio e il 21,5% del manifatturiero). Di esse un significativo 6,6% riguardo aziende specializzate nell’Ict, cioè nelle nuove tecnologie della comunicazione.
Nel 46,5% dei casi le imprenditrici si occupano di aziende familiari preesistenti, ma le risposte indicano anche una forte propensione a tentare strade nuove. Il 18,4%, infatti, ha costituito un’azienda per “desiderio di mettersi in proprio”, il 7,1% perché “conosce bene il settore”, solo lo 0,2% perché “invogliata da aiuti e agevolazioni”.
Ben il 54,6% ha dichiarato di non aver avuto difficoltà in fase di avvio, ma questa percentuale crolla al 32,1% quando ci si riferisce alle “difficoltà attuali”. Al contrario, quando ci si riferisce a problemi di reperimento di finanziamenti, di crisi economica, di costi amministrativi diretti la percentuale sale dal 21,9% della fase di avvio al 51,6% delle “difficoltà attuali”. Anche la “concorrenza sul mercato” cresce dal 6,5 al 15,9%.
Il 26% delle intervistate hanno realizzato miglioramenti e innovazioni negli ultimi 2 anni (di esse il 45% ha introdotto innovazioni del prodotto). Tra quante hanno fatto questo ben il 59% ha aumentato il suo fatturato. L’80% di chi non ha realizzato innovazione negli ultimi 2 anni ha visto invece il suo fatturato diminuire.
Il problema avvertito con più forza dall’imprenditoria femminile è quello dell’accesso al credito. Facilitazioni e opportunità in questo senso sono richieste dal 58,2% delle intervistate, contro il 45,7% che richiede corsi di formazione per sviluppare imprenditorialità e il 34,2 che chiede consulenza e orientamento per l’avvio di impresa.
Il 57,7% delle intervistate ha la percezione di maggiori ostacoli per le donne imprenditrici rispetto ai colleghi uomini. Al di là dei problemi di conciliazione del lavoro con le esigenze della famiglia e dei figli (il 65,5% dichiara di dover pensare da sola all’organizzazione della casa, il 49,2 alla cura dei figli) ci sono ostacoli che investono direttamente l’impegno professionale. In particolare, il 39,2% registra una minore fiducia da parte dei fornitori e dei clienti, il 20% ritiene che le banche siano più restie a concedere prestiti e finanziamenti, il 18,1% registra una maggiore difficoltà a coinvolgere soci.
Imprenditrici, ma anche lavoratrici autonome o che comunque hanno pensato di avviare attività sono comunque ancora poco informate sulle opportunità esistenti. Il 62,4% non conosce i sostegni finanziari di Fiditoscana, il 71,8% non conosce i progetti di formazione per imprenditrici. Molto meglio va per altre iniziative regionali: il 69,8% delle donne tra i 25 e i 44 anni ha sentito parlare di “Mai più sola”, la campagna informativa contro la violenza sulle donne.
Per molte imprenditrici esiste il problema della conciliazione dei tempi e il 40,7% ritiene importante un orario flessibile in entrata o in uscita o comunque avere a disposizione diversi tempi della città (il 22,5% richiede orari scolastici conciliabili con il lavoro). Molto forte l’esigenza di avere servizi per la prima infanzia (31%), ancor a più forte quella di avere servizi per i propri figli (compreso asili e scuole) vicino al posto di lavoro (lo richiedono il 42,7%), cosa a cui andrebbe aggiunto un 9,2% che richiede “tempi rapidi per raggiungere il posto di lavoro” e un 7,7% che auspicherebbe di poter lavorare a casa o nel centro di telelavoro più vicino a casa. Sono percentuali che in alcuni casi cambiano in maniera significativa quando ci si riferisce più generalmente alle donne di età 25-44. Sale infatti al 47,2% l’esigenza di orario flessibile, diminuisce l’esigenza di aver servizi vicini al posto di lavoro (38,8%) e di telelavoro (4%), ma cresce notevolmente il bisogno di servizi per la prima infanzia accessibili economicamente (15,3%).
Una domanda specifica è stata rivolta a tutte le donne tra i 25 e i 44 anni in cerca di lavoro negli ultimi 6 mesi. La difficoltà più grave incontrata è stata la precarietà dell’offerta (31%), seguono gli orari inadeguati (19,5%), le mansioni troppo qualificate (14,5%), l’età avanzata (9,5%)".