L’educazione genitoriale di Miriam segnerà tutta la sua vita. Educata all’antifascismo fin da piccola, dopo l’8 settembre del ’43, partecipa attivamente alla resistenza contro i fascisti, lavorando nell’ufficio stampa del ministero dell’Italia occupata, dove incontra Giancarlo Paietta che, dopo il naufragio del suo matrimonio con un dirigente dell’allora Partito Comunista dal quale avrà due figli, diventerà il compagno della vita fino alla morte di lui, avvenuta nel 1990.
Miriam Mafai, dopo un’esperienza politica come assessore al comune di Pescara, negli anni successivi collabora con molti giornali, sempre vicini al PCI, dall’Unità a Paese Sera, da Vie Nuove a Noi Donne finché, nel 1976 non diventa editorialista di Repubblica, giornale che contribuisce a fondare.
Sempre attenta ai problemi femminili Miriam, non ha trascurato nessuno degli argomenti diventati battaglie dell’emancipazione di genere: dall’aborto, al divorzio, dalla fecondazione assistita alla condizione femminile in genere. In occasione del suo ottantesimo compleanno ebbe a dire: «Alle giovani dico sempre di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti».
Eugenio Scalfari, la definì “una donna laica e libera” ed ancora, riferendosi ai trascorsi degli anni cinquanta nel PCI, una “una femminista nel partito più maschilista di tutti”.
Due le passioni della sua vita, il suo lavoro di giornalista e scrittrice (che intensifica negli anni ottanta con la scrittura di diversi saggi), e l’amore per Giancarlo Paietta, durato circa 30 anni. Di quest’ultimo però, la stessa Miriam disse: «Tra un weekend con Pajetta e un’inchiesta, io preferirò sempre, deciderò sempre, per la seconda».
A metà degli anni ’90 è eletta in Parlamento come deputata per il Pds, incarico che lascia dopo solo un anno, fortemente delusa dall’esperienza, tanto che il suo commento sarà: “Una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa è trovarti dentro la gabbia delle scimmie”.