Rinvenuta una struttura abitativa identificabile come la dimora del rex della città, legato alla famiglia dei Tarquini
1 marzo 2010 – All’ interno dell’antica città latina di Gabii, è stato portato alla luce un edificio di età arcaica identificabile come la residenza del rex della città, probabilmente un tiranno legato alla famiglia dei Tarquini. L’edificio, contraddistinto da uno straordinario stato di conservazione è la prima struttura abitativa di età arcaica in Italia ad essere stata rinvenuta con murature integre fino a 2 metri di altezza.
Le indagini archeologiche – promosse nell’ambito di una ricerca finanziata dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (Angelo Bottini) – sono state condotte congiuntamente da questo Istituto, l’Università di Roma “Tor Vergata” (Marco Fabbri) e dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera (Massimo Osanna) ed hanno rivelato un impianto tripartito, rinvenuto in corrispondenza della supposta acropoli della città, composto da una sala centrale più ampia e da due ambienti laterali con ingressi decentrati, ciascuno caratterizzato dalla presenza di sepolture infantili che rimandano a complessi rituali di inaugurazione dello spazio e di costruzione dell’edificio.
Si tratta di un impianto di eccezionale fattura, confrontabile (per cronologia, planimetria e decorazione) con le celebri dimore regali (regiae) note a Roma ed in Etruria.
L’ area archeologica dell’antica città di Gabii è localizzata a circa 20 chilometri da Roma, al XII miglio della Via Prenestina antica, in origine denominata Gabina, sul ciglio meridionale del cratere di Castiglione, un corpo eccentrico del complesso vulcanico dei Colli Albani occupato sino alla fine del XIX secolo, epoca in cui fu prosciugato, da un lago di origine vulcanica noto come “lacus Buranus o Sanctae Praxedis” o ancora come lago di Castiglione.
Gabii costituisce uno dei siti archeologici più significativi del territorio del Comune di Roma al cui interno sono ancora percepibili le peculiari caratteristiche del paesaggio storico dell’ Agro Romano altrove definitivamente perdute. Per tali motivi un ampio settore di questo comprensorio archeologico, comprendente parte dell’antico centro urbano ed alcune delle sue più dirette pertinenze è stato acquisito – nel 1987 – al Demanio dello Stato ed assegnato in uso alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, al fine di realizzare un parco archeologico che, con i suoi 70 ettari, si configura come l’area archeologica demaniale più estesa del territorio suburbano del Comune di Roma.
LA REGIA DEI TARQUINI A GABII
Dalle indagini emerge che l’edificio (preceduto da un impianto più antico ancora poco indagato) venne realizzato, frequentato e abbandonato nell’ambito del VI sec. a.C. Lo stesso stato di conservazione della struttura è dovuto ad un’azione repentina di defunzionalizzazione che, avvenuta alla fine del VI sec. a.C., ne ha comportato l’obliterazione con un alto tumulo di pietre e probabilmente ha causato anche la rimozione delle pavimentazioni e delle coperture, con le relative decorazioni. Di queste restano infatti poche ma significative tracce: lo scavo del tumulo di pietre ha restituito solo alcuni frammenti della decorazione architettonica tra cui una lastra quasi integra di fregio pertinente alla nota serie raffigurante il Minotauro associato a felini che, presente a Roma nella Regia, rimanda alla celebre saga di Teseo utilizzata da Servio Tullio per enfatizzare e legittimare il proprio potere.
La lastra non è l’unica testimonianza che permette di ricondurre l’edificio alla sfera dei Tarquini: Livio (I, 53, 4-11 e 54, 1-10) infatti ci racconta che Tarquinio il Superbo, non riuscendo a conquistare Gabii, si servì del figlio Sesto Tarquinio che con uno stratagemma impose il proprio potere a danno degli aristocratici della città. Ancora Livio (I, 60,2) racconta che, con la caduta della monarchia a Roma, anche a Gabii viene scacciato il tiranno. Non sembra casuale a questo punto che l’edificio venga distrutto intenzionalmente e seppellito dal tumulo proprio sul finire del VI sec. a.C., un evento che, come a Roma, viene ad inaugurare evidentemente la nascita di un nuovo assetto politico-istituzionale.
Le strutture emerse durante l’ultima campagna di scavo costituiscono probabilmente solo parte di un complesso più esteso, la conoscenza esaustiva della cui articolazione planimetrica rappresenta uno degli obbiettivi delle prossime indagini che la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma ha già fissato per la primavera 2010, malgrado le sempre scarse risorse destinate a questo sito -peraltro ulteriormente ridotte nell’ultima programmazione di bilancio 2010, nonostante l’ eccezionalità delle scoperte avvenute-.
Alla luce delle recenti scoperte, l’antica città latina di Gabii può essere considerata, almeno per quanto riguarda le sue fasi più antiche, una “piccola Roma” che, non avendo subito le distruzioni e trasformazioni dell’Urbs, conserva ancora nel sottosuolo consistenti tracce della città romana. Il sito di Gabii, abbandonato nel XI sec., è oggi infatti uno dei rari comprensori del suburbio di Roma che, miracolosamente preservato dagli interventi edificatori degli ultimi decenni, rappresenta un’occasione unica per conoscere la forma e l’immagine urbana di una città romana fin dalla sue origini.
Fonte: Ministero per i Beni e le Attività Culturali