Tutto quello che dovete sapere per avere una bella abbronzatura intensa e omogenea senza danneggiare la pelle di viso e corpo, comprese le migliori creme solari del momento con i consigli degli esperti
Le radiazioni solari: perché fanno bene, perché fanno male
Benefici. Il sole secondo il rapporto della John Hopikns Medicine favorisce la sintesi della vitamina D, che sovraintende allo sviluppo e alla mineralizzazione dell’apparato scheletrico (ossa e denti). Esporsi al sole con moderazione quindi fa bene, soprattutto ai bambini in fase di crescita, ma anche agli adulti, in giusta dose. Gli Uv, inoltre, hanno un’azione battericida, utile per alcune affezioni della pelle. Inoltre l’abbronzatura, pur essendo un fatto meramente estetico, fa sembrare tutti più in forma, più belli: e le donne di tutta la fascia del Mediterraneo lo sanno bene, e non ci rinunciano.
Danni. Sulla nostra pelle arrivano vari tipi di raggi, oltre a quelli luminosi, tra cui gli UvB, gli UvA e gli infrarossi. Gli UvB sono dannosi nel breve termine: sono energici, sollecitano la produzione di melanina e quindi l’abbonzatura, e possono provocare scottature che rasentano l’ustione.
Gli UvA sono meno potenti ma arrivano più in profondità: non stimolano l’abbronzatura, la intensificano, ma arrivano al derma e danneggiano le fibre elastiche, collagene ed elastina, in modo silenzioso e a un primo momento invisibile: è il cosiddetto photoaging, che rende i tessuti meno elastici e porta alle rughe precoci. Una volta che il danno si evidenzia, è troppo tardi per porvi rimedio: ce lo dobbiamo tenere.
I raggi infrarossi (IR) generano calore. Si suda, ci si disidrata. L’organismo a volte non è più capace di regolare la propria temperatura. Per questo è facile incorrere in un colpo di sole, soprattutto da piccoli, quando la termoregolazione non si è ancora stabilizzata. Non dimentichiamo poi che il calore porta a vasodilatazione, dannosa per chi ha problemi venosi.
L’abbonzatura, ovvero, la pelle si difende
Sotto il sole la pelle si sente aggredita e cerca di difendersi, di ostacolare le radiazioni, con la produzione di un pigmento bruno, la melanina, e, sempre per proteggersi, si ispessisce ( a volte non basta, e si scotta).
Il quantitativo di melanina presente in ciascuno di noi, però, non è lo stesso per tutti. Per questo si dividono gli individui in sei tipologie, sei fototipi, per l’esattezza, in base sia al colore più o meno chiaro della pelle, sia a quello dei capelli e degli occhi. E in rapporto alle reazioni cutanee al sole.
I fototipi: la mia pelle non è uguale alla tua
Del fototipo I fanno parte le persone che hanno una pelle davvero chiarissima, lattea, che di solito si accompagna a occhi chiari e capelli rossi; al sole questi soggetti non si abbronzano e soffrono di eritemi.
Al fototipo II appartengono uomini e donne che hanno la pelle chiara, (ma non eburnea), gli occhi verdi o azzurri, i capelli di solito (molto) biondi. Hanno difficoltà ad abbronzarsi, conquistano un colorito appena accennato e devono difendersi da irritazioni ed eritemi.
Il fototipo III riguarda quelli che hanno la pelle chiara, occhi e capelli castani. Riescono ad abbronzarsi solo con gradualità e mai troppo intensamente; non sono esenti da eritemi se si espongono troppo a lungo.
Il fototipo IV è tipico della maggior parte delle donne mediterranee: pelle tendente all’olivastro, occhi e capelli scuri e capelli bruni. Conquistano una bella abbronzatura intensa e difficilmente hanno guai con gli eritemi.
Il fototipo V è tipico di quelli con pelle, occhi e capelli neri: i sudamericani ne sono il prototipo. Non hanno alcun tipo di difficoltà e al sole diventano scurissimi in tempi rapidi.
Al fototipo VI appartengono gli africani, che scuri sono e scuri restano, anche stando a lungo al sole.
I solari: come sceglierli
Più il fototipo è basso, cioè più si ha la pelle chiara e sensibile, più il fattore di protezione SPF (Sun Protection Factor) deve essere alto. Le donne sagge con queste caratteristiche i primi giorni non si espongono con un SPF inferiore a 30, ma le più accorte per il viso usano anche un 50+, soprattutto se vanno ai Tropici o hanno intenzione, pur restando in Italia, di passare ore ed ore al sole. Oltre al fototipo, nella scelta del solare conta anche il tipo di vacanza, il luogo dove si va, il comportamento che si tiene.
E credeteci: ci si abbronza lo stesso anche con un 50, solo più gradualmente. E, dopo, la colorazione resiste a lungo. Dopo una settimana (10 giorni per chi ha la pelle chiara) si può passare a un solare con SPF più basso, per esempio 20: e si dovrebbe continuare così per tutta la vacanza.
E le donne con una pelle più scura, che si abbronza facilmente?
Purtroppo di solito usano protezioni basse, dal 4 all’8, perché sanno di non scottarsi. Ma se ricordate quanto è stato detto sugli UvA, le radiazioni che non scottano ma arrivano in profondità nei tessuti, il consiglio dei medici è di iniziare con 25 anche se la pelle è robusta e di non scendere mai sotto il 15.
Ricordando che il viso e il contorno occhi mostrano prima del corpo i segni dell’invecchiamento. Per il viso (e vale per tutte) è di particolare importanza il doposole specifico, perché di solito le formule di ultima generazione contengono collagene, acido ialuronico, vitamine, anti ossidanti: tutte sostanze che combattono il photoaging. Fondamentale, per conservare l’abbronzatura, il doposole corpo, da stendere dopo la doccia serale.
Ma cosa significa il numero che indica l’SPF? In teoria segnala quante volte il nostro tempo di permanenza al sole prima di sviluppare eritemi può essere moltiplicato. Esempio: se normalmente la nostra pelle risponde al sole con accentuato rossore dopo 5 minuti, un fattore di protezione 20 dovrebbe poterci permettere di stare al sole per 100 minuti (20 x 5).
Ma non è così, in realtà. I test di laboratorio che misurano l’SPF sono eseguiti utilizzando in situazioni ottimali un certo quantitativo (abbondante) di prodotto, steso in modo omogeneo sulla pelle. In spiaggia, tra un bagno, una doccia e una sudata, la situazione non è mai così! Non a caso la Ue, dopo aver fatto eliminare la dizione “protezione totale” (non esistono prodotti che bloccano completamente le radiazioni) sta modificando le diciture.
Per cui sotto il 6 un prodotto non può definirsi solare protettivo. Dal 6 al 10 la protezione è bassa; dal 15 al 25 è media; dal 30 al 50 è alta; 50 + significa molto alta.
Latte, crema, olio o gel?
II latte solare di solito è più fluido e acquoso degli altri prodotti a resiste meno delle creme, che sono più difficili da spalmare ma aderiscono meglio all’epidermide: e non a caso vengono usate soprattutto per il viso.
Le formulazioni in gel tendono a seccare un poco la pelle, per cui sono più adatte a chi ha la cute grassa. Gli oli, se ci fate caso, hanno protezioni basse o nulle e sono adatti alle carnagioni più forti e resistenti: la lucentezza oleosa che lasciano addosso favorisce una penetrazione più intensa degli Uv.
Quale che sia la formula prescelta, ricordate che i solari vanno stessi su viso e corpo 30 minuti prima dell’esposizione al sole.
Le regole d’oro sulla spiaggia (già dette, ridette, ma sempre da ripetere!)
- Evitate di esporvi al sole nelle ore di maggiore irradiazione, cioè dalle 12 alle 16 (tenendo conto dell’ora solare). Ricordate che l’ombrellone elimina il 50% delle radiazioni e non scherma il riverbero della sabbia.
- Non prendete mai il sole senza aver prima applicato un solare, anche se l’abbronzatura c’è già: come abbiamo visto, gli uvA, responsabili del photoaging, creano danni al derma e invecchiano i tessuti in modo inizialmente invisibile. E visto che ora lo sappiamo, difendiamoci!
- Anche se siete scure, usate comunque protezioni alte in barca (c’è il riverbero dell’acqua) e in montagna, dove gli Uv sono più forti per la rarefazione dell’aria.
- Dopo ogni bagno, e tutte le volte che vi sentite molto sudate, riapplicate il solare (che secondo gli esperti andrebbe steso ogni due ore).
- Se dovete assumere farmaci in vacanza, chiedete prima consiglio al medico. Certe categorie di medicinali, come i contraccettivi, gli antistaminici, gli anti infiammatori, gli anti diabetici e altri, possono indurre fotosensibilizzazione: macchie, rush cutanei e così via.
- Stesso discorso di cui sopra per i cosmetici: con il sole, il sale, la sabbia anche il profumo “sicuro” o il mascara a prova d’acqua possono provocare reazioni di fotosensibilizzazione, irritazioni, macchie. Meglio andare in spiaggia senza trucco
- Tenete i solari all’ombra: con il calore potrebbero danneggiarsi. E non portare in spiaggia i prodotti dell’anno precedente, specie se li avete già aperti.
- Non risparmiate sugli occhiali da sole: che abbiano delle lenti adatte a filtrare in modo ottimale gli Uv.
- Non è vero che più si sta al sole più ci si abbronza: ciascuno di noi attiva sotto gli Uv una certa produzione di melanina, che si esaurisce dopo breve tempo.
- È vero che il sole “asciuga” i brufoletti, ma se soffrite di acne è possibile che dopo un primo miglioramento ci sia un peggioramento: l’eccessiva esposizione al sole fa diventare più spessa la pelle, e arrivare a ostruire i follicoli sebacei.
Antonio Amati fa parte della nostra redazione dove lavorano giovani giornalisti pubblicisti neolaureati, SEO copywriting e stagisti. Tutti i redattori scelti vantano esperienze maturate in testate editoriali e provengono da diverse Università.