Erano solo le 20 passate da poco, ma lo scarto era tale per cui Renzi si è congratulato con Bersani, facendogli i complimenti per la vittoria, e affermando che anche con altre regole Bersani avrebbe vinto ugualmente.
Quindi, come già Renzi aveva anticipato dopo qualche polemica sulla limitatissima accettazione delle nuove richieste al voto da parte dei cittadini che non avevano votato la settimana scorsa ma che volevano votare al ballottaggio, non ci saranno ricorsi dopo il voto. Non si tratta di numeri marginali: a Firenze su 13.000 richieste ne sono state accolte solo 10, a Milano 234 su 13.000 e a Livorno, su 1.600 richieste non ne è stata accolta nemmeno una.
Ma 20 punti percentuali di differenza sono troppi, e anche se le regole della votazione fossero state più permissive, non avrebbero cambiato sostanzialmente il risultato.
L’affluenza alle urne è stata buona, ma inferiore a quelle di domenica scorsa di una percentuale attorno al 6%. Questa riduzione, secondo Luigi Berlinguer, garante delle primarie, è stato un “calo fisiologico”, non preoccupante.
Comunque, anche se fossero “soli” 2.900.000 elettori, contro i 3.100.000 del primo turno, la questione delle primarie del centrosinistra è considerata dai più un grande successo di partecipazione alla vita politica del paese da parte di semplici cittadini, che hanno voluto incidere in modo sostanziale al futuro del centrosinistra e, probabilmente, alla composizione del prossimo governo che uscirà ’ dalle importantissime elezioni politiche del 2013.
Chi si aspettava (o magari auspicava) grossi problemi logistici durante lo svolgimento del secondo turno delle primarie è stato smentito dai fatti. Non risultano particolari problemi di caos ai seggi o proteste. Solo qualche decina di casi isolati di richieste di chiarimento sono arrivate ai Comitati di Coordinamento. Anche se si porteranno avanti le indagini per certificare il corretto svolgimento delle primarie anche nei casi dubbi, il loro risultato non potra’ portare in ogni caso a una variazione significativa del responso delle urne.
Per questo Matteo Renzi si è “messo a disposizione” del vincitore affermando che collaborerà con lealtà anche se “vorrà allearsi con Casini”.
Da parte sua. Pierluigi Bersani sa che non potrà ignorare il quasi 40% degli elettori che avrebbero preferito Renzi, ne’ sembra avere intenzione di farlo. Infatti ha dichiarato finita la stagione dell’ “uomo solo al comando” e si è detto favorevole a dare spazio ai giovani. Si può prefigurare quindi un futuro del PD, e del centrosinistra in genere, nel quale Renzi sarà , in parte, protagonista, anche perché’ Bersani non immagina un Renzi che, a questo punto “prende e se ne va”.
Naturalmente la macchina dell’ironia (benevola, in questo caso), si è subito messa in moto sui principali social network, coniando divertenti calembour, primo fra tutti quel Palazzo Chigi che è oramai diventato “Palazzo Pigi”, immaginando dunque Pierluigi (Pigi) Bersani come il Presidente del consiglio che uscirà dalle elezioni politiche prossime venture