Meno senatori, nessuno stipendio, potere sostanzialmente consultivo del nuovo Senato della Repubblica. Ma come verranno eletti i futuri senatori, ancora non lo sappiamo
Da giorni le sedi istituzionali sono nel caos a causa della discussione sulla riforma del Senato: abbiamo letto di parlamentari portati via in barella, cartelli di protesta sgrammaticati, fischi, urla. Eppure pare che pochi sappiano di cosa si stia discutendo.
Ridotto il numero dei senatori
Nel nuovo Senato ipotizzato dalla Riforma Boschi non ci saranno piĆ¹ 315 parlamentari ma solamente 100. 74 arriveranno dai consigli regionali, 21 saranno sindaci. Non ci sarĆ nessun rappresentante delle province dato che per esse ĆØ avviato il processo di abolizione.
74 + 21 fa 95: e gli ultimi 5 che siederanno a Palazzo Madama? Saranno i vecchi senatori a vita, che non lo saranno piĆ¹ āa vitaā, ma dureranno per un massimo di 7 anni e verranno ancora nominati (per i loro āaltissimi meritiā) dal Presidente della Repubblica.
Niente paga
I nuovi senatori non prenderanno alcuno stipendio se non quello a loro giĆ destinato per la carica regionale o comunale che ricoprono.
Su cosa deciderĆ il futuro Senato secondo la riforma del governo Renzi?
Il Senato avrĆ un ruolo sostanzialmente consultivo:
- non potrĆ votare la fiducia al governo.
- Su norme generali potrĆ proporre variazioni ma lāultima parola spetterĆ sempre alla Camera che li potrĆ accogliere o meno con maggioranza semplice.
- Ā Su materie riguardanti regioni ed enti locali la Camera dovrĆ respingere o approvare le correzioni proposte dal Senato con maggioranza assoluta.
- Ā Invece il Senato continuerĆ a votare i trattati internazionali e tutte le variazioni alla Costituzione e le normative elettorali per gli enti locali. Inoltre eleggerĆ insieme alla Camera il presidente della Repubblica.
Non voteremo piĆ¹ per il Senato ma in qualche maniera lo āeleggeremoā comunque
Alle elezioni politiche non si voterĆ piĆ¹ per il Senato ma solo per la Camera. āVoteremoā i senatori soltanto indirettamente, partecipando alle elezioni per i sindaci e i consiglieri regionali, da cui saranno designati i senatori.
Problemi:
- esistono leggi elettorali profondamente diverse non solo tra comuni e regioni ma anche tra regione e regione.
- Esistono regioni a statuto speciale con conformazione istituzionale specifica: la Sicilia ha addirittura un parlamento suo.
- In molte regioni vigono i listini chiusi quindi gli eletti, o parte di essi, non sono scelti dallāelettore.
Date le premesse: potremo davvero dire di decidere, almeno in pare e anche solo indirettamente, i senatori? E come si potrĆ avere una rappresentanza di senatori āponderataā con punti di partenza (leggi elettorali, forme istituzionali degli enti locali) cosƬ differenti?
Come si sceglieranno i senatori?
Al dubbio di cui sopra se ne aggiunge un altro ancora piĆ¹ determinante: quale sarĆ il modo di scegliere i 95 senatori? Questa ĆØ una cosa ancora da stabilire. Ć stato confermato il principio che dovrĆ esistere una proporzionalitĆ tra come si ĆØ votato in una regione e i senatori che la regione e i comuni invieranno a Roma.
Pare, perĆ², che la questione di come si sceglieranno questi rappresentanti (un listino a parte per il Senato durante le elezioni regionali? Saranno nominati dal voto delle assemblee locali? E i sindaci-senatori chi li sceglierĆ ?), una delle questioni piĆ¹ fondamentali, sarĆ demandata ad un successivo momento e ārisoltaā tramite una legge ordinaria.
Altra cosa da tenere presente ĆØ che le elezioni regionali e comunali non sono praticamente mai collegate temporalmente con le politiche, quindi i due risultati saranno necessariamente sfasati. Se eleggo il consiglio regionale della Lombardia e tre anni dopo faccio le politiche ĆØ chiaro che i due risultati possono essere radicalmente differenti (addirittura ci potrebbero essere partiti āmortiā nel tempo, presenti da una parte e non ārisultantiā alle votazioni politiche). Si sceglieranno i senatori per partito āproporzionalmenteā in base al voto della Camera? Ad ogni tornata elettorale regionale i senatori muteranno?
Ā P.s. Se state pensando che la spiegazione che vi abbiamo dato non ĆØ poi tanto semplice come prometteva il titolo ci difendiamo preventivamente dicendo che avevamo scritto nel modo piĆ¹ semplice possibile, il che in questi frangenti ĆØ il massimo possibile.
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