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Cosa fare in caso di un attentato

Di Manuele Grosso
3 Marzo 2021
in Attualità
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È un’eventualità di cui parliamo solo perché molte persone in questi giorni difficili  sono un po’ prese dal panico. Ma questi consigli su cosa fare durante un attentato possono anche essere utili, in qualche caso, anche per situazioni di emergenza.

parigi
REUTERS/Gonzalo Fuentes TPX IMAGES OF THE DAY

La domanda che non credevamo mai ci potesse venire in mente in questi giorni molti se la saranno fatta: cosa dobbiamo fare se ci troviamo nel mezzo di un attacco terroristico?

Posto che l’Italia è ancora un paese non toccato da questo genere di eventi e che il modo migliore per “rispondervi” è probabilmente quello di continuare a fare la nostra vita, uscendo e comportandoci come al solito. Però è anche giusto conoscere alcune norme di buon comportamento, che poi in qualche caso possono valere in realtà per ogni situazione di emergenza che coinvolge più persone.

Un articolo di Bbc News a firma Camila Ruz, What should you do in an attack?, ci dà alcuni consigli in merito.

Essere pronti

Certamente non s’intende di stare sempre all’erta o peggio di farsi prendere dal panico preventivo temendo ogni foglia che si muove.

S’intende qualcosa di molto più pratico: quanti in un locale, nei cinema, nei grandi centri commerciali hanno mai fatto caso a dove siano le uscite di sicurezza? Esse sono fatte proprio per dare modo a molte persone di uscire insieme e anche in situazione di caos generalizzato (le porte con i maniglioni antipanico servono esattamente a quello, se una massa di gente ci si dirige contro si aprono e permettono il veloce deflusso).

Aggiungiamo una cosa: ci è capitato una volta di vedere una porta di sicurezza chiusa con un catenaccio (in un centro commerciale). Ovvio che se ci sono delle carenze di base nei controlli e nella gestione delle abituali norme di sicurezza di un qualsiasi luogo questo poi mina ogni consiglio di buon senso…

Comunque: fare attenzione alle uscite di sicurezza e ai segnali che le indicano (e che solitamente s’illuminano anche se va via la corrente). Al Bataclan un buon numero di spettatori si è salvato fuggendo da un’uscita di sicurezza lato palco, accompagnati da una dipendente interno.

Saper interpretare i segni correttamente

A volte reagiamo “seguendo la massa”. Basta una persona che grida “move” dopo una tragedia come quella degli attentati della scorsa settimana e si crea il panico. Basta un figuro poco intelligente che butta un petardo e cala il terrore.

Ma altre volte non siamo portati a capire che uno sparo è uno sparo o che un’esplosione è un’esplosione. E questo dipende anche dal contesto: ad esempio il primo colpo fuori lo Stade de France non ha interrotto la partita, probabilmente in quell’ambiente molti lo hanno interpretato come un “normale” petardone da stadio.

Restare lontani dalla vista

La nostra posizione di può rendere bersagli più o meno facili. L’articolo della Bbc riporta un interessante “proverbio” citato da un ex militare “Where there’s cover from sight, there’s cover from fire”. “Dove si è nascosti alla vista si è coperti anche dal fuoco”. Magari non ci pensiamo ma già buttarsi a terra è una buona soluzione: saremo un bersaglio non intero, più difficile da prendere, e magari verremo considerati già morti (pare che due ragazzi irlandesi al Bataclan si siano salvati in questo modo). Del resto è quanto fanno a volte anche gli animali con i predatori. Ma banalmente anche stare dietro un muro o un automobile può essere utile: insomma “rendersi un bersaglio più piccolo”.

E affrontarli?

Posto che ovviamente in una situazione del genere affrontare un assalitore, per di più senza esperienza, è una cosa che non molti sarebbero in grado, praticamente e psicologicamente, di fare. Quindi meglio evitare inutili eroismi.

Però: questi attentati suicidi, con cinture esplosive, condotti in team, che non cercano di arrivare alla contrattazione ad es. per uno scambio di ostaggi ma che sono finalizzati al massimo del danno, a volte si risolvono  – per fortuna – anche per intervento di qualche persona. Basti pensare al treno Thalys dove alcuni soldati americani, presenti disarmati, sono riusciti a fermare un attentatore.

Se si scappa evitare di stare in gruppi numerosi

Colpire con armi d’assalto grandi gruppi è più facile che colpire singoli o piccoli gruppi. Quindi quando si riesce a scappare meglio dirigersi verso posizioni sicure, che possono essere luoghi riparati o, chiaramente, postazioni con forze dell’ordine. Meglio evitare mezzi pubblici come bus che possono essere rallentati o bloccati nella confusione. Dirigersi a piedi verso zone presidiate e aiutare chi sta vicino ed è in difficoltà ma senza ammassarsi (cosa che nella fuga può essere pericolosa anche semplicemente per il rischio di calpestarsi l’un l’altro).

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