Impure, quindi reiette. Marginalizzate da società che attribuiscono alle mutilazioni genitali femminili il potere di purificare la donna. Chi si oppone alla barbarie viene estromessa. E le religioni poco contano. “La pratica affonda le radici nelle tradizioni culturali – dice Sonia Villone, vice presidente nazionale di Amnesty international -. E’ uno dei tanti strumenti di controllo della salute sessuale e riproduttiva delle donne.
E ha conseguenze per la vita”. In 19 Paesi africani su 28 le Mgf sono state messe fuorilegge ma la pratica continua. Se poi si sposta l’attenzione sull’Asia, ecco l’Indonesia, dove le neonate subiscono le Mgf nelle prime sei settimane di vita. L’Europa non è affrancata: si stimano in 500mila le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione, in circa mille le bambine straniere residenti in Italia che rischiano di subirle. In attesa di una risoluzione dell’Onu, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne è partita una campagna di raccolta firme promossa da Amnesty International e da Aidos. Coinvolge 13 Paesi europei, si concluderà il 10 dicembre. “Vogliamo raccogliere 8mila firme al giorno, tante quante sono le bambine che in media, nel mondo, quotidianamente potrebbero essere mutilate, 3 milioni in un anno”, spiega Villone. La raccolta è stata lanciata in occasione della firma congiunta, da parte di Emma Bonino e del ministro alle Pari opportunità Mara Carfagna, del petalo rosa simbolo della campagna mondiale contro le Mgf. Alla Carfagna Aidos e Amnesty hanno chiesto l’impegno per riconoscere il diritto d’asilo alle vittime e il rifinanziamento della legge che le sanziona. Carfagna a sua volta ha assicurato che l’Italia non farà mancare pressioni sull’Onu per ottenere il provvedimento. “Questo è un momento cruciale della campagna contro le mutilazioni – dice Emma Bonino -. Vogliamo una risoluzione entro l’anno”. Le firme saranno raccolte attraverso il sito www.endfgm.eu e grazie a presidi nelle città organizzati dalle due associazioni. Si stima che nel mondo siano tra i 100 e 140 milioni le donne che hanno subito una forma di mutilazione. I Paesi africani dove la pratica è maggiormente diffusa sono la Somalia, il Mali e l’Egitto (nonostante quest’ultimo si sia dotato di una normativa che la vieta), con percentuali superiori all’85%. Meno diffusa invece in Senegal, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria. Le Mgf sono state documentate anche nella comunità curda, nello Yemen e nell’Arabia Saudita.
di Natascia Ronchetti
25 novembre 2010
quello che dice astaf è giusto ed è vero… in questi paesi africani,infatti tali mutilazioni non sono neppure considerate violenza nella maggior parte della popolazione locale, ed è vero cara Simonetta che un pò di lezioni sui diritti umani non farebbero male a nessuno, ma davvero pensi che un pò di informazione possa cambiare la cultura, gli usi e i costumi di un popolo?
va bene sono d’accordo con te Simonetta che la formazione e l’informazione sia fondamentali per noi tutte, però andiamoci piano, insomma non dimentichiamoci che molte delle donne anziane, soprattutto africane “costringono figlie e nipoti a subire Mgf, e non per cattiveria o per scarsa informazione, ma solo e semplicemente perchè è nella loro cultura, e lo sappiamo bene che la cultura di un popolo non può essere sradicata così facilmente ..
anche io mi unisco a te cara Simonetta e a te cara Gianna, perchè solo[b] unite[/b] possiamo combattere questa tremenda piaga che affligge ancora oggi noi donne…
Concordo appieno con te Simonetta
Intanto condividiamo la notizia su questo orrore.
Un po’ di lezioni sui diritti umani non sarebbe male a nessumo e per prima cosa c´é il diritto all’integritá fisica e psichica….