Otto ore di lavoro. Tanto è bastato per avere un contratto a tempo indeterminato e 14mila e 200 euro di risarcimento ad un uomo egiziano che ha lavorato per un giorno in un ristorante di Varazze. L’uomo che aveva sottoscritto un contratto a tempo determinato come lavapiatti e cuoco, che prevedeva un periodo di prova di 30 giorni. Ai datori ne era bastato uno soltanto, per stabilire che non fosse adatto. Indetta la causa, con il patrocinio dell’avvocato Matteo Paulli, il Tribunale di Milano sezione lavoro ha stabilito che il 32enne sia assunto a tempo indeterminato con tanto di risarcimento.
“Un solo giorno non è infatti sufficiente per valutare le capacità del lavoratore”, è scritto nelle motivazioni dal giudice che dichiara inoltre nullo il termine del contratto. L’accordo a tempo determinato, si legge, era infatti giustificato da “esigenze straordinarie dovute al turismo”, ma andava da luglio a dicembre, “pieno inverno”, scrive il giudice, tale da non giustificare in una località marina il turismo.
Il ricorrente aveva spiegato che le mansioni erano di cuoco e lavapiatti, mentre nel contratto sottolineano i giudici, si faceva “un vago riferimento a un servizio alla ristorazione, che poteva anche essere inteso come servizio ai tavoli”. Ne deriva a parere del magistrato che il contratto di prova sia nullo, “non essendo il lavoratore a conoscenza dell’oggetto delle mansioni”. E in ogni caso, se anche si volesse ritenere “sufficientemente specificata” la mansione, è scritto nelle motivazioni, il periodo di prova risulta comunque inadeguato. Un giorno non può essere sufficiente per valutare un lavoratore, ma è bastato per fargli ottenere un posto fisso.