17 marzo – Il presidente Barack Obama, consapevole di quanto importanti siano le lobbies ebraiche e quelle che appoggiano la politica israeliana negli USA ha, almeno in apparenza, riportato il tutto all’interno di confini più gestibili, dichiarando ieri che i rapporti tra Usa e Israele “non sono in crisi” ma ha
sottolineato che il recente annuncio da parte di Tel Aviv della costruzione di nuove abitazioni a Gerusalemme Est “non è di aiuto” al processo di pace. “Israele è uno dei nostri alleati più stretti – ha detto Obama – abbiamo col popolo di Israele un rapporto speciale che non può mutare. Ma anche tra amici è possibile non essere d’accordo, a volte”.
Nella stessa intervista rilasciata alla rete televisiva Fox, Obama ha detto: “Avevo inviato in modo specifico il vicepresidente Joe Biden in Israele per far giungere un messaggio di sostegno e di rassicurazione sulla mia convinzione che la sicurezza di Israele é sacrosanta e che abbiamo con Israele una ampia gamma di interessi comuni”. L’annuncio israeliano del progetto di costruire 1600 nuove abitazione a Gerusalemme Est ha innescato critiche dal tono insolitamente forte da parte della amministrazione Obama nei confronti dell’iniziativa del governo dello stato ebraico.
“Le azioni annunciate dal ministro degli interni israeliano non sono state di grande aiuto al processo di pace – ha aggiunto Obama – Il premier Netanyahu lo ha ammesso e si è scusato”. L’annuncio è avvenuto proprio durante la visita in Medio Oriente del vicepresidente Joe Biden progettata per favorire la ripresa dei colloqui di pace tra le due parti, e certamente non ha contribuito a migliorare le cose. Il segretario di stato Hillary Clinton, ha dichiarato nei giorni scorsi che, gli USA avevano subito un insulto da parte del governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, ed ha chiesto al governo israeliano una retromarcia sugli insediamenti oltre che azioni che lancino un segnale distensivo ai palestinesi. Il disappunto degli americani è stato comunque evidenziato dalla decisione dell’inviato speciale per il Medio Oriente George Mitchell di non recarsi più nella regione, come era invece inizialmente previsto, prima della riunione del Quartetto in programma per venerdì a Mosca.